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Si riaccendono gli scontri in Egitto, Piazza Tahir di nuovo occupata

Scritto da Chiara Pane il 30.06.2011

Egitto di nuovo in fiammeIl Cairo, mercoledì 29 giugno 2011 – Si riaccendono gli scontri a Piazza Tahrir, epicentro delle proteste che quattro mesi fa portarono alla caduta del presidente egiziano, Hosni Mubarak. Migliaia di manifestanti sono scesi in piazza a protestare.

I disordini sarebbero iniziati martedì sera davanti alla sede tv di Stato, dove le famiglie di alcune delle vittime della rivoluzione di febbraio, si erano radunate per una commemorazione e poi spostatisi in piazza Tahrir – la piazza delle proteste –. Non poche le divergenze di opinioni fra il governo e i manifestanti.

Il ministero dell’Interno egiziano ha, infatti, puntato il dito contro i familiari delle vittime uccise negli scontri dei mesi passati, accusandoli di aver fatto irruzione in un teatro, disturbando una cerimonia di commemorazione. Fonti governative riferiscono che gli scontri sarebbero seguiti all’arresto di un gruppo di persone – sette dicono le autorità egiziane – chiaramente intenzionati a provocare una rivolta.

Diversa la versione dei manifestanti, secondo i quali sarebbero state le forze di sicurezza a impedire loro di partecipare all’evento. Ciò avrebbe provocato la reazione dei manifestanti, fra i quali figurano molti familiari delle vittime della rivoluzione dello scorso inverno. Sul blog di un attivista si legge che gli scontri sarebbero iniziati fra i dimostranti e le guardie di sicurezza del teatro, e solo successivamente sarebbe intervenuta la polizia.

Il risultato però non cambia. Sono centinaia i feriti provocati dagli scontri. Alcune fonti parlano di una cinquantina di persone rimaste ferite nelle prime ore del giorno, ma il bilancio si sarebbe aggravato col passare delle ore, tanto che in serata il ministero della sanità egiziana ha fatto riferimento a oltre mille feriti.

Gli scontri sarebbero avvenuti a colpi di pietre e pneumatici incendiati dai manifestanti, cui la polizia, in assetto anti-sommossa e armata di scudi, avrebbe risposto con il lancio di lacrimogeni per disperdere la folla.

Gli attivisti hanno accusato i sostenitori del vecchio regime di aver provocato le violenze, in risposta alla dissoluzione dei consigli municipali, decretata martedì dal tribunale del Cairo, perché ancora dominati dai sostenitori del partito di Mubarak, il Partito Nazionale Democratico. “Non credo che sia una coincidenza” ha dichiarato un testimone alla televisione satellitare On Tv, mentre un altro aveva già preannunciato maretta, “Questa decisione farà arrabbiare molte persone del vecchio regime”.

Il Movimento 6 Aprile, coglie l’occasione per lanciare un appello al popolo egiziano, per realizzare un sit-in a oltranza a Piazza Tahrir, “fino a quando non ci saranno segnali chiari che le nostre richieste saranno ascoltate”. Difatti gli attivisti del movimento si dicono estremamente delusi dalla mancanza di riforme. Nel mirino c’è Hussein Tantawi, il capo del consiglio militare che regge il paese dalla caduta di Mubarak, accusato di mantenere stretti legami con il vecchio regime.

Non a caso, le proteste riguardano anche i continui rinvii delle cause contro alcuni ex dirigenti. Se nel mese di giugno, sono stati condannati l’ex ministro del Commercio Rachid Mohamed Rachid (5 anni di prigione) e l’ex minisro delle Finanze Yussef Boutros Ghali (30 anni), il processo a Mubarak è invece previsto per il 3 agosto.

Il Supremo Consiglio delle Forze armate, che ha assunto il potere dopo la caduta di Mubarak, ha duramente condannato gli scontri, affermando che si tratta solo di incidenti volti a destabilizzare il Paese e a mettere i manifestanti e la popolazione tutta contro la polizia. Le violenze “non hanno avuto giustificazione se non quella di scuotere la sicurezza dell’Egitto”, ha reagito il Consiglio militare. La dichiarazione, affidata a Facebook, parla anche di un “piano organizzato che sfrutta il sangue dei martiri della rivoluzione”, “per provocare la divisione tra il popolo e gli apparati di sicurezza”.

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