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Origine e diffusione del riso dell’imperatore (o ‘riso Venere’)

Scritto da Leonardo Debbia il 09.10.2015

Il riso nero ha una ricca storia culturale. Per chi non ne avesse mai sentito parlare, diciamo subito che si tratta di un tipo di riso integrale, di colore viola molto scuro; una varietà di riso ibrida, ottenuta grazie ad incroci di alcune varietà di riso, ma da non ritenere comunque un OGM o organismo geneticamente modificato.

I progenitori di questo cereale vengono dalla Cina, dove, fino al XIX secolo, veniva coltivato esclusivamente per la mensa dell’imperatore e della sua corte, uso che gli valse poi il nome di ‘riso dell’Imperatore’.

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E’ conosciuto anche come ‘riso Venere’, dal nome della dea romana dell’amore, perché in passato gli erano stati attribuiti poteri afrodisiaci. Questo motivo gli era valso l’ulteriore appellativo di ‘Forbidden’ o ‘riso proibito’.

Dal punto di vista nutrizionale, di recente, è divenuto molto apprezzato in tutto il mondo per i suoi alti livelli di antiossidanti, per l’elevato contenuto di vitamina B, di amido e fibre alimentari, come protettore quindi dai danni dei radicali liberi.

Secondo recenti ricerche dell’Università della Lousiana, gli antiossidanti sarebbero presenti in quantità superiori addirittura anche a quelle dei mirtilli.

Rappresenta, inoltre, una fonte di ferro, zinco e selenio, e il suo uso costante dovrebbe aiutare contro la produzione del colesterolo ‘cattivo’ e l’invecchiamento precoce.

Nonostante la sua lunga storia, tuttavia, le origini del riso nero non erano finora ancora ben chiare.

Il riso comune (Oryza sativa) è una pianta erbacea di origine asiatica. Si suppone, senza averne peraltro la certezza, che le prime varietà di questa pianta siano da ricercarsi sulle pendici dell’Himalaya e risalgano a ben quindicimila anni fa. Già da quell’epoca il riso selvatico costituiva una fonte di alimentazione per le popolazioni preistoriche della Thailandia, del Vietnam, della Corea e della Cina.

L’inizio della coltivazione a scopi alimentari ha invece una data sicura, il VI millennio a.C., in Cina e nell’India nord-orientale. A tale proposito, esistono numerose testimonianze nei siti neolitici asiatici.

Da quell’area si diffuse successivamente in Mesopotamia, Persia ed Egitto per approdare infine, introdotto dagli Arabi dopo il 1000 d.C., in Europa.

L’Oryza sativa è la specie attualmente più coltivata e produce granelli bianchi, mentre la varietà selvatica Oryx rufipogon ha granelli rossi.

Ma da che cosa dipende il diverso colore dei chicchi?

Le differenze cromatiche dei chicchi di riso sono determinate dalla presenza o dall’assenza (nel caso del riso bianco) degli antociani, pigmenti colorati idrosolubili appartenenti alla famiglia dei flavonoidi.

Ad esempio, gli antociani che danno ai chicchi di riso selvatico il loro caratteristico colore rosso non sono prodotti nel riso bianco a causa di una mutazione in un gene che controlla la biosintesi delle antocianidine.

Il colore del riso nero è quindi legato alla presenza di antociani specifici, ma si ignorava come questi fossero arrivati nei chicchi.

Un articolo, che sarà pubblicato in The Plant Cell, fornisce la risposta alla lunga questione di come il riso nero abbia acquisito questa colorazione e inoltre ripercorre la storia delle sue caratteristiche, dalla sua origine molecolare alla sua diffusione nelle odierne varietà di riso.

Ricercatori provenienti da due istituzioni in Giappone hanno collaborato per l’attento esame della base genetica del colore nero dei chicchi di riso ed hanno così scoperto che la caratteristica è sorta a causa di una riorganizzazione di un gene chiamato Kala4, che attiva la produzione di antocianine, giungendo a concludere che questa riorganizzazione doveva essere originariamente avvenuta nella sottospecie di riso japonica tropicale e che la caratteristica pigmentazione del riso nero sia stata trasferita poi in altre varietà a seguito di incroci.

“L’origine e la diffusione di caratteristiche agronomiche nuove durante la crescita, la domesticazione e il raccolto sono eventi complessi dell’evoluzione delle piante”, tende a precisare Takeshi Izawa, lo scienziato leader della ricerca.

Questo nuovo studio sul riso nero aiuta a spiegare la storia della domesticazione del riso da parte degli antichi esseri umani, durante la quale furono selezionate le varietà con le caratteristiche più desiderabili, tra cui, per l’appunto, il colore del chicco.

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