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Il digiuno indebolisce il cancro nei topi e potenzia chemioterapia

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 09.02.2012

DigiunoCiò che sembra mostrare un recente studio è che chemioterapia e digiuno lavorano insieme e accrescono la possibilità di sopravvivenza degli animali ammalati. Questi esperimenti sono stati ricondotti anche sugli esseri umani e sono in fase di sperimentazione: quel che sembra certo è che il digiuno agisce positivamente sulle cellule sane, che riposano come in uno stato di ibernazione in attesa di nuovo nutrimento, mentre destabilizza e indebolisce le cellule ammalate, che cercano, invano, altre vie per rigenerarsi. È ciò che sostiene Valter Longo, un ricercatore americano.

Si dice che l’uomo non può vivere di solo pane. Ora sembra – almeno negli animali sottoposti a cicli di digiuno -, che il cancro sia invece molto dipendente dall’apporto calorico, e in mancanza di nutrimento sembra diventare meno resiliente. É quanto emerge da un nuova ricerca americana che ha dimostrato che le medicine usate per la chemioterapia lavorano meglio se combinate con cicli brevi di rigido digiuno. Anche il digiuno applicato da solo funziona. Lo studio condotto per Science Translational Medicine, ha rilevato che cinque degli otto tipi di cancro dei topi hanno reagito al solo digiuno, con un rallentamento della crescita e del diffondersi del tumore. E non ci sono eccezioni. “La combinazione di cicli di digiuno e di chemioterapia è stata più o molto più efficace che la sola chemio,” ha riferito l’autore della ricerca, Valter Longo, professore di gerontologia e scienze biologiche della University of Southern California. Vari cicli di digiuno, combinati con la chemioterapia, hanno curato il 20% dei topi che soffrivano di un tipo di cancro infantile molto aggressivo, diffusosi in tutto l’organismo, e il 40% dei topi che presentavano una minore diffusione.  Nessun topo è invece sopravvissuto con la sola chemioterapia.

“Solo test clinici portati avanti per parecchi anni possono dimostrare se effettivamente gli esseri umani trarrebbero beneficio da questo trattamento”, ha prudentemente avvisato Longo. I risultati di una prima fase di test effettuati su pazienti con cancro al seno, alle vie urinarie e alle ovaie, condotto dall’USC Norris Comprehensive Cancer Center e portati avanti dagli oncologi Tanya Dorff e David Quinn, in collaborazione con Longo, sono stati presentati all’incontro annuale della American Society of Cancer Oncologists. La prima fase delle ricerche serve per testare la sicurezza di una terapia: si è visto che i pazienti possono generalmente tollerare brevi fasi di digiuno, due giorni prima e un giorno dopo la chemioterapia. “Non sappiamo se negli esseri umani è efficace, – comunica Longo–  in teoria questa pratica dovrebbe essere ancora proibita, ma i pazienti potrebbero andare dal proprio oncologo e dire “che ne pensa del digiuno abbinato alla chemioterapia, o senza di essa, se la chemioterapia non fosse raccomandata o considerata come terapia?”

In uno studio del 2010 riportato dalla rivista Aging, dieci pazienti ammalati di cancro che hanno provato brevi cicli di digiuno, hanno riferito di aver patito meno gli effetti collaterali della chemioterapia. Longo sostiene tuttavia che il digiuno può non essere allo stesso modo salutare per tutti i pazienti. I test clinici non sono stati eseguiti su persone ammalate che avevano già perso più del 10% del loro peso normale o che presentavano altri fattori di rischio o patologie, come il diabete, per esempio. Il digiuno può anche provocare un abbassamento della pressione sanguigna e causare mal di testa, o mettere a repentaglio il normale svolgersi delle attività quotidiane, come guidare o altro.

Nei topi, gli studi hanno dimostrato che cicli di digiuno condotti senza la chemioterapia possono rallentare la crescita del cancro al seno, melanoma, glioma, neuroblastoma e cancro alle ovaie. Per tutti i tipi di cancro testati, la combinazione con la chemio, ha incrementato la possibilità di sopravvivenza, rallentato la crescita e/o limitato la diffusione.  Ma, come nel caso di ogni potenziale trattamento anti-cancro, anche il digiuno ha i suoi limiti. La crescita delle più grandi masse tumorali è stata ridotta grazie a molteplici cicli di digiuno e chemioterapia abbinati, ma l’eliminazione totale non è stata possibile. Le cellule che si trovano in una grande massa tumorale possono essere in qualche modo protette o la varietà delle mutazioni delle stesse le ha rese più resistenti. Tuttavia, come ha notato Longo, gli oncologi hanno come minimo una possibilità di attaccare il cancro prima che diventi troppo grande.

Longo e i suoi collaboratori hanno esaminato nel dettaglio le reazioni di un tipo di cancro al seno alla pratica del digiuno. Mentre le cellule normali, prive di nutrienti, entrano in uno stato dormiente simile all’ibernazione, si è visto che le cellule cancerogene cercano di formare nuove proteine, provando altre strade per continuare a crescere e moltiplicarsi. Il risultato è stato “una cascata di eventi” che ha portato alla creazione di molecole libere da radicali dannosi, che spezzano il DNA delle cellule cancerogene e ne provocano la distruzione. “La cellula sta, in effetti, commettendo un suicidio cellulare. Ciò che si osserva è che la cellula cancerogena cerca di compensare la mancanza delle sostanze di cui è privo il sangue dopo il digiuno, rimpiazzandole, ma non ce la fa”, ha spiegato Longo.

Nuove pubblicazioni sono uscite sulla rivista Proceedings. Il nuovo studio è stato condotto su tipi di cancro e chemioterapie diversi, ampliando i risultati, dimostrando cioè che non solo il digiuno non protegge le cellule cancerogene, come invece fa nei confronti delle cellule sane, ma le rende più vulnerabili. L’interesse di Longo riguardo la relazione digiuno-cancro, lo ha portato a studiare per anni gli effetti benefici sul lievito. Quindici anni fa ha dimostrato che cellule di lievito denutrite entravano in una modalità di resistenza allo stress, come se fossero in attesa di tempi migliori. Per contro, le mutazioni che avvenivano nelle cellule cancerogene presupponevano una perdita di adattabilità ai diversi ambienti. Ne risultava una maggiore sensibilità alle tossine. “Un modo per sconfiggere le cellule cancerogene non è cercare di trovare medicine che le uccidano, ma confonderle generando condizioni di sopravvivenza estreme, come quelle che provoca il digiuno, a cui solo le cellule normali possono velocemente adattarsi,” ha concluso Longo.

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