Gaianews

Troppo sale a tavola? Aumenta il rischio di malattie autoimmuni

Una dieta ad elevato contenuto di sale sembra indurre la sovraproduzione di cellule immunitarie, il cui compito è quello di proteggere l’organismo dagli agenti esterni

Scritto da Nadia Fusar Poli il 08.03.2013

Un eccesso di sale nella dieta aumenterebbe il rischio di malattie autoimmuni come la sclerosi multipla. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Nature e condotta dal Dr. Markus Kleinewietfeld dell’Università di Yale, esisterebbe una correlazione tra il consumo di sale e la produzione di un tipo di cellule immunitarie (linfociti TH17) coinvolte nello sviluppo di malattie autoimmuni. Una dieta ad elevato contenuto di sale sembra indurre la produzione di queste cellule immunitarie, il cui compito è quello di proteggere l’organismo dagli agenti esterni.

Sale Negli ultimi decenni gli scienziati hanno osservato un aumento costante dell’incidenza di malattie autoimmuni nel mondo occidentale. Dal momento che questo fenomeno non può essere spiegato solo con fattori genetici, i ricercatori ipotizzano che il forte aumento di queste malattie possa essere legato a fattori culturali e sociali, in generale, di tipo ambientale. Tra questi, i cambiamenti nelle abitudini alimentari  e negli stili di vita: il fumo, il cibo raffinato e trasformato, il deficit di vitamina D il fast (junk) food – il cui  contenuto di sale notevolmente superiore ai pasti cucinati in casa- , rappresentano alcuni dei fattori ambientali predisponenti.

Questo studio è il primo ad indicare che l’eccesso di sale può essere uno dei fattori responsabili dello sviluppo dell’autoimmunità. Una dieta ad elevato contenuto di sale indurrebbe le  cellule immunitarie, il cui compito è quello di proteggere dall’aggressione degli agenti esterni, ad attaccare lo stesso organismo.

Alcuni anni fa Jens Titze ha dimostrato che l’eccesso di sale alimentare (cloruro di sodio) si accumula nel tessuto e può influenzare i macrofagi (un tipo di cellule scavenger) del sistema immunitario. Indipendentemente da questo studio, Markus Kleinewietfeld e David Hafler hanno osservato cambiamenti nelle cellule CD4-positive (principalmente linfociti T helper), associati a specifiche abitudini alimentari. Le cellule Th17, un sottogruppo di cellule T helper, oltre a combattere le infezioni, giocano un ruolo fondamentale nella patogenesi delle malattie autoimmuni. La questione sollevata dagli studiosi è la seguente: il sale potrebbe generare questi cambiamenti, rendendo le cellule denominate Th17 particolarmente aggressive, e quindi avere un impatto anche su altre cellule immunitarie? In esperimenti di coltura cellulare i ricercatori hanno dimostrato che un aumento di cloruro di sodio può tradursi in una drammatica induzione di cellule Th17 in un ambiente specifico. In presenza di elevate concentrazioni di sale questo aumento può essere sino a dieci volte superiore a quello che si registra in condizioni normali.

Recentemente, i ricercatori hanno postulato che i linfociti Th17, coinvolti nei processi autoimmuni, svolgono un ruolo centrale nella patogenesi della sclerosi multipla. La sclerosi multipla è una malattia autoimmune del sistema nervoso centrale in cui il sistema immunitario del corpo distrugge la guaina mielinica isolante intorno agli assoni dei neuroni e quindi impedisce la trasduzione di segnali, cosa che può portare ad una varietà di deficit neurologici e ad una invalidità permanente.

È interessante notare che il numero di cellule Th17 pro-infiammatorie presenti nel sistema nervoso dei topi è aumentato drammaticamente in seguito ad una dieta ricca di sale. I ricercatori hanno anche condotto un esame più approfondito di questi effetti in esperimenti di coltura cellulare e hanno dimostrato che la maggiore induzione di cellule aggressive Th17 è regolata dal sale a livello molecolare. “Questi risultati sono un contributo importante per la comprensione della sclerosi multipla e possono offrire nuovi obiettivi per un miglior trattamento della malattia, per la quale attualmente non esiste una cura nota”, ha dichiarato Ralf Linker, capo della Sezione Neuroimmunologia e Assistente Medico presso il Dipartimento di Neurologia, Ospedale Universitario di Erlangen.

Oltre alla sclerosi multipla, Dominik Müller e i suoi colleghi vogliono studiare la psoriasi, un’altra malattia autoimmune con forti componenti Th17. “Sarebbe interessante scoprire se i pazienti con psoriasi sono in grado di alleviare i loro sintomi, riducendo l’assunzione di sale”, hanno detto i ricercatori. “Tuttavia, lo sviluppo di malattie autoimmuni è un processo molto complesso che dipende da molti fattori genetici e ambientali” ha commentato l’immunologo Markus Kleinewietfeld. “Di conseguenza, solo ulteriori studi a condizioni meno estreme potranno essere in grado di dimostrare in che misura la maggiore assunzione di sale contribuisce effettivamente allo sviluppo di malattie autoimmuni”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA