Due nuove ricerche pubblicate sulla rivista Nature aprono nuove strade alla possibilità di riparare i danni causati dagli attacchi di cuore: sembrerebbe infatti che alcune cellule cardiache abbiano la capacità di rinnovarsi e che gli scienziati, con la genetica, possano aiutarle a farlo con più velocità.
Il cuore non riesce ad autoripararsi in maniera ottimale. I ricercatori coinvolti in uno studio pubblicato su Nature si sono chiesti si ci fossero fra le cellule muscolari cardiache, delle cellule capaci di autorigenerarsi, e in che misura.
Richard Lee del Brigham and Women’s Hospital e dell’ Harvard Medical School, di Boston, Massachusetts, ha cercato delle cellule cardiache che avessero la possibilità di autorigenerarsi e ha trovato che un 1% lo fa, in effetti, e che questa percentuale sale al 3% in caso di infarto.
“Questi studi fugano ogni possibilità di nozione che il cuore abbia una robusta capacità di rigenerarsi”, ha detto Charles Murry, che studia la rigenerazione cardiaca presso l’Università di Washington a Seattle.
Che queste cellule esistano, però, è incoraggiante “Se esiste una certa capacità per il cuore di produrre nuove cellule muscolari cardiache, questo è un punto di partenza su cui si può lavorare”, ha spiegato Matthew Steinhauser, un co-autore dell’articolo e membro del laboratorio di Lee. Infatti i ricercatori possono chiedersi: “Possiamo farlo funzionare meglio?”.
E un secondo gruppo di ricercatori ha fatto proprio questo. Mauro Giacca e i suoi colleghi presso il Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologia di Trieste, hanno utilizzato piccoli frammenti di RNA chiamato microRNA per stimolare le cellule del cuore per avviare la rigenerazione.
I ricercatori hanno esaminato centinaia di microRNA cercando la capacità di indurre a proliferare le cellule del cuore dei topi. Il team ha poi indotto l’infarto in topi vivi e ha dimostrato che due microRNA in particolare hanno contribuito a ricostruire i cuori danneggiati in modo che funzionassero quasi normalmente. Dopo due mesi, la dimensione della zona del tessuto danneggiato dall’infarto era dimezzata, e la capacità del cuore di pompare sangue significativamente migliorata.
I microRNA hanno bisogno di ulteriori test su modelli animali più grandi con cuori più simili a quelli umani, secondo Giacca.
“Chi conosce questo settore ha visto che molte ricerche sulla rigenerazione del cuore non hanno resistito alla prova del tempo”, ha spiegato Murry. “Se questo studio potrà essere riprodotto, sarà un importante passo avanti.”