Per ora non chiuderanno i piccoli ospedali, anche se il bilancio della spending review per la sanità pubblica e convenzionata è molto duro. Si taglieranno entro novembre prossimo quasi 18 – 20 mila letti dei posti letto per portarli ad un rapporto del 3,7 per mille abitanti – oggi siamo a 4,2 posti per mille abitanti.
La rete ospedaliera italiana dovrà essere quindi razionalizzata, con regioni (molte) che vedranno i propri posti letto tagliati e altre (Umbria e Campania) che potrebbero vederli crescere, anche se non potranno spendere di più di quanto speso l’anno scorso.
Entro l’anno le Regioni dovranno adeguare la dotazione di posti letto negli ospedali pubblici e nell cliniche convenzionate a due nuovi parametri: 3,7 posti letto per mille abitanti (oggi l’indice è fissato al 4 per mille ma in realtà siamo al 4,2) e il tasso di ospedalizzazione (per i ricoveri ordinari e in day hospital) al 160 per mille, contro il 180 per mille odierno. Ma non ci sarà solo una razionalizzazione dei posti letto “a pioggia”, ma dovranno essere in molti casi chiuse intere unità operative complesse, che comporterà quindi la riduzione del personale nelle strutture.
Il Molise è in testa alla classifica delle Regioni che dovranno tagliare più letti, con una riduzione del 33,2%, un posto letto su tre. Riduzione drastica anche nella provincia autonoma di Trento, dove il calo sarà del 20,9%, e il Lazio, con una riduzione del 19,9%. Tagli anche in Emilia Romagna (-17,8%), Sardegna (-16,8%) e Liguria (-16,1%).
La Campania potrà aumentare i posti letto del 3,3% e l’Umbria del 3%. Lievissimo incremento (+0,7%) anche per la Basilicata.
Ecco la situazione in alcune altre regioni:
Sicilia. La pecora nera in fatto di spesa pubblica, la regione siciliana ha già attuato molte misura per contenere la spesa, come la chiusura di numerose aziende ospedaliere. Ha tuttavia un tasso di ospedalizzazione di 174 per mille abitanti, più alto di quello previsto dal governo. Per i posti letto ordinari dovranno scendere sotto il limite previsto dal provvedimento sulla spending review, mentre quelli per riabilitazione e lungodegenza sono già in regola.
Lombardia. La regine della sanità privata e al centro di scandali sulle convenzioni negli ultimi anni, la Lombardia dovrà eliminare tra e e 4 mila degenze (ora siamo a 4 posti letto per mille abitanti). Il 60% dei tagli sarà quindi nelle cliniche private.
Emilia Romagna. La regione dell’accoglienza, in questo caso sanitaria, dovrà iniziare a pensare di ridurre il fenomeno dell’immigrazione sanitaria. La Regione arriva infatti a 4,6 posti per mille abitanti, ma circa 2 mila letti sono destinati a cittadini di altre regioni che scelgono di farsi curare in Emilia Romagna. Purtroppo il fenomeno dovrà essere ridimensionato, a causa di un taglio per le casse regionali di 75 milioni di euro.
Anzichè procedere alla chiusura e mettere centinaia di famiglie in mezzo ad una strada senza ombrello e con l’acqua forte, non si potrebbero ridurre le spese,ridurre le truffe che soono state e continuano ad essere troppe. Basterebbe poco: Tagliare gli stipendi faraonici a qualcuno, creare un gruppo di acquisti per tutte le strutture pubbliche in modo tale che le spese siano uguali per tutti, controllare i DRG in modo serio al fine di evitare aggiustamenti che comportano una maggior remunerazione delle prestazioni e, soprattutto imporre a chi deve pagare le prestazioni erogate di rispettare i tempi al fine di consentire una maggior tranquillità e correttezza conseguente agli operatori che, se hanno i soldi, pensano di meno a fare impicci.
condivido x piccoli ospedali , anche perchè non c’è nessun servizio ma solo degenza , un malato deve trovare assistenza e servizio .
eugenio