L’unica cosa più interessante dell’uscita del nuovo iPad 3 potrebbe essere la scoperta del mitico Bosone di Higgs, la particella che spiegherebbe la massa delle altre particelle. Ebbene, i fisici che studiano la nascita dell’universo hanno annunciato a sorpresa proprio oggi di essere probabilmente in possesso delle prove della presenza dell’elusivo bosone di Higgs, che potrebbe essere la chiave per trasformare i detriti del Big Bang in stelle, pianeti ed infine nella vita.
I ricercatori del laboratorio Fermilab, negli Stati Uniti, hanno riferito di aver notato i segni probabili della presenza della particella, un annuncio simile a quello del centro di ricerca europeo CERN, che aveva annunciato l’anno scorso segnali simili con una elevata incertezza, che non permette di dichiarare la scoperta di una nuova particella.
“Si sta avvicinando la fine del gioco a nascondino nella caccia del bosone di Higgs”, ha affermato Jim Siegrist, direttore associato per la Fisica delle Alte Energie presso il Dipartimento dell’Energia di Washington, che sovrintende le operazioni di Fermilab.
“E’ bello vedere tutti i segni della particella”, ha detto il portavoce del CERN James Gillies, mentre Oliver Buechmueller dell’esperimento CMS presso l’LHC, ha detto: “Sembra che ci stiamo avvicinando sempre di più, questa estate sarà molto calda.”
Tutti sostengono tuttavia che è troppo presto per dichiarare una scoperta formale, che colmerebbe l’ultima grande lacuna del cosiddetto Modello Standard della fisica delle particelle, che ha permesso di predire innumerevoli fenomeni che che attualmente è la teoria più accreditata per spiegare i fenomeni subatomici da 40 anni a questa parte.
L’esistenza del bosone, e il suo campo di particelle collegato, fu proposta nel 1964 dal fisico britannico Peter Higgs, che ha ipotizzato l’esistenza di un meccanismo che permette alla materia di avere una massa. Solo così si spiegherebbe la trasformazione da energia in materia durante l’esplosione primordiale del Big Bang circa 13,7 miliardi di anni fa, quando non esisteva la materia come la conosciamo oggi ma solo pura energia condensata in un punto infinitesimale.
La ricerca della particella di Dio – come viene popolarmente chiamata a causa della sua proprietà di “creare”, non dal nulla ma dall’energia, la materia ordinaria – è cominciata seriamente soltanto nel 1980, prima con l’acceleratore di particelle americano Tevatron del Fermilab, e successivamente al CERN in un accelelratore di potenza simile. Ma solo ora con l’LHC (Large Hadron Collider) si hanno le energie di fascio sufficienti per mettere a nudo la particella, avvicinandosi alle energie che potevano essere presenti durante la rapida espansione dell’universo primordiale, poco dopo il Big Bang.