Neanderthal e umani moderni vissero entrambi in Europa contemporaneamente, per un periodo compreso tra 5400 e 2600 anni fa, secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature.
Per la prima volta gli scienziati hanno segnato una solida linea temporale che dovrebbe anche precisare con maggiore accuratezza il periodo della scomparsa degli uomini di Neanderthal.
Significativamente, la ricerca afferma l’esistenza di prove consistenti per poter sostenere che i Neanderthal siano scomparsi dall’Europa (e dalla faccia della Terra) gradualmente, in tempi diversi, piuttosto che essere stati sostituiti rapidamente dagli esseri umani moderni.
Un team, guidato dal professor Thomas Higham dell’Università di Oxford, ha ottenuto nuove date al radiocarbonio di circa 200 campioni, tra ossa, carbone di legna e conchiglie, provenienti da 40 importanti siti archeologici europei. Questi siti, che vanno dalla Russia, ad Est, fino alla Spagna, ad Ovest, erano collegati con l’industria del periodo Musteriano oppure consistevano in siti ‘transitori’, contenenti, cioè, utensili in pietra associati sia con i primi umani moderni che con i Neanderthal.
La cronologia è stata ricostruita con un progetto durato sei anni, per mezzo di modelli matematici in cui sono state riunite e confrontate le nuove datazioni al radiocarbonio e le prove stratigrafiche.
I risultati hanno mostrato che le due popolazioni si sono ‘sovrapposte’ per un periodo significativo, disponendo ‘di tutto il tempo’ utile per l’interazione e l’ibridazione, anche se non è stato appurato chiaramente se quest’ultima sia avvenuta in Eurasia o altrove e se abbia potuto verificarsi una o più volte.
Nel 2011, uno studio inglese svolto dal team guidato da Katerina Douka dell’Università di Oxford, ottenne date alquanto più vecchie (45mila anni) per denti e utensili della Grotta del Cavallo, in Italia, associati ad esseri umani moderni, che furono ritenuti siti di ‘transizione’ del cosiddetto periodo ‘Uluzzian’, l’arco di tempo caratterizzato dall’uso di utensili in pietra che potrebbero interpretarsi come utensili utilizzati dagli ultimi Neanderthal o usati dai primi esseri umani moderni.
Secondo la Douka, la nuova linea temporale propone che l’industria musteriana, che viene sempre associata ai Neanderthal e che si ritrova in vaste aree dell’Europa e dell’Eurasia, sia finita tra 41.030 e 39.260 anni fa. Questo ipotizzerebbe un lungo periodo di sovrapposizione delle due popolazioni durato diverse migliaia di anni.
Ora si sa esattamente quanto è stato lungo quel periodo. O almeno, se ne è certi al 95 per cento.
L’industria ‘Uluzzian’ comprende anche oggetti quali perline e conchiglie che gli studiosi ritengono ampiamente indicativi di un comportamento simbolico o avanzato dei primi gruppi umani.
Uno o due siti attribuiti al Castelperroniano della Francia e della Spagna settentrionale (attualmente, anche se polemicamente associati ai Neanderthal) contengono elementi simili.
Questo supporterebbe la teoria avanzata per prima secondo cui l’arrivo degli esseri umani moderni in Europa avrebbe potuto stimolare i Neanderthal a imitare aspetti comportamentali simbolici nel periodo – si tratta di millenni – precedente la loro scomparsa.
L’articolo, però, propone anche una teoria alternativa: le date di inizio simili delle due industrie potrebbe significare che i siti del Castelperroniano potrebbero venire associati solo agli esseri umani moderni e non ai Neanderthal.
Non esistono, al momento, prove certe per dimostrare che i Neanderthal e i primi umani vivessero a stretto contatto,indipendentemente dai siti di Castelperroniano. Piuttosto, si potrebbe ipotizzare che gli umani moderni abbiano sostituito rapidamente i Neanderthal in un quadro più complesso, con un mosaico di caratteristiche culturali e biologiche che durò per diverse migliaia di anni.
Higham sostiene che i metodi analitici utilizzati, evitando la possibile contaminazione con ossa di esseri umani moderni, hanno consentito di datare con più certezza i tempi della scomparsa dei Neanderthal.
Precedenti ricerche avevano ipotizzato che la Penisola Iberica e il sito dell Grotta di Gorham, Gibilterra, avrebbero rappresentato gli ultimi siti neandertaliani d’Europa, ma di questo non è stato possibile avere conferma dall’attuale ricerca. Le tecniche di ‘cattiva conservazione’ dei resti – afferma Higham – potrebbero infatti aver dato luogo a contaminazioni, alterando le ossa e facendo scivolare in avanti i tempi della scomparsa.
Leonardo Debbia