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Scoperta nelle Filippine una nuova specie di Homo

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 29.04.2019

L’albero genealogico dell’uomo conta già numerosi intrecci, ma a quanto pare, le sorprese della nostra storia antica continuano.

Un team internazionale di ricercatori ha scoperto, infatti, i resti di una nuova specie di esseri umani nelle Filippine, dimostrando che quella regione ha rivestito un ruolo chiave nella storia dell’evoluzione umana, un ruolo che è tuttora lungi dall’essere definito.

La nuova specie, caratterizzata da un corpo di piccole dimensioni, è stata battezzata Homo luzonensis, dal nome dell’isola di Luzon, dove alcuni suoi resti, databili tra i 50 e i 60mila anni fa, sono stati rinvenuti nella grotta di Callao, nel 2010.

 Tre dei sette denti attribuiti a Homo luzonensis  (crediti: Callao Cave Archaeology Project)

Tre dei sette denti attribuiti a Homo luzonensis  (crediti: Callao Cave Archaeology Project)

 

Il sito era già stato visitato nel 2003 da Armand Mijares, archeologo della University of the Philippines Diliman, che scavando fino a 120 centimetri di profondità, aveva trovato tracce di attività umana risalenti a 25mila anni fa. Gli archeologi, tuttavia, non avevano approfondito le ricerche, non ritenendo possibili altre sorprese, oltre i 2 metri di profondità.

L’anno seguente, però, dopo il rinvenimento del famoso ‘hobbit’ nell’isola di Flores, si iniziò a ripensare i ritrovamenti.

Mijiares, allora, nel 2007, tornò a scavare a Callao, ma questa volta intese scendere più in profondità.

Dopo un metro e mezzo al di sotto dello scavo precedente, dalle argille non emerse alcun fossile, finchè uno strato di brecce rivelò una mescolanza di frammenti d’ossa, all’apparenza di maiali e cervi; e un osso particolare, che suscitò parecchi dubbi.

Si trattava infatti di un osso del piede; ma di un piede che sembrava umano.

Fu allora che entrò in scena il professor Piper, archeologo e antropologo della Australian National University (ANU), cui ci si era rivolti per l’esame della paccottiglia ossea.

Il prof. Philip Piper non ebbe dubbi: si trattava proprio di un piede umano. Ma di quale specie?

Per essere certi della presenza della nostra specie nelle Filippine, erano necessarie altre conferme, cioè un numero maggiore di fossili.

Durante le successive spedizioni nella grotta di Callao, nel 2011 e nel 2015, vennero alla luce altre due ossa riconducibili alle dita di un piede, due ossa delle dita di una mano e un femore che definirono la presenza di almeno tre individui.

“I resti fossili consistono di dita e denti appartenuti a due individui adulti ed un femore di un bambino. Sono state osservate caratteristiche interessanti: ad esempio, la piccolezza straordinaria dei denti”, dice Piper, membro principale dell’ultimo team di ricercatori.

“Le dimensioni dei denti, generalmente, anche se non sempre, riflettono le dimensioni complessive del corpo di un mammifero. Quindi riteniamo che Homo luzonensis sia stato probabilmente abbastanza piccolo, anche se non possiamo dire quanto. Avremmo bisogno di altri elementi scheletrici da cui attingere informazioni più precise”.

“Le ossa delle mani e dei piedi sono notevolmente simili ad Australopithecus, l’ominide che visse in Africa circa 2 milioni di anni fa e che è considerato l’antenato del genere Homo e quindi anche degli uomini attuali.

“Il dilemma avvincente è se alcune di queste caratteristiche si siano evolute come adattamenti alla vita isolana o se siano stati trasmessi ad Homo luzonensis dati anatomici dai primi antenati nei precedenti 2 milioni di anni”.

Piper afferma che i risultati costituiscono un rilevante passo avanti per comprendere la storia dell’evoluzione umana in tutto il sud-est asiatico.

Tanto per cominciare, Homo luzonensis contribuisce ad accantonare la vecchia idea che il processo evolutivo umano si sia svolto in maniera lineare, depositando invece a favore della cosiddetta ‘evoluzione a cespuglio’.

Da sottolineare che Homo luzonensis condivide alcune caratteristiche scheletriche con il famoso Homo floresiensis o ‘hobbit’, scoperto sull’isola di Flores, a sud-est dell’arcipelago.

Inoltre, sull’isola di Sulawesi sono stati rinvenuti strumenti in pietra risalenti a circa 200mila anni fa, e questo significa che gli antichi ominidi, potenzialmente, abitavano molte delle grandi isole del sud-est asiatico.

Fino a qualche decennio fa la storia dell’Asia sembrava abbastanza semplice, anche se incompleta. Si sapeva che esemplari di Homo erectus dovevano essersi spinti, quasi un milione di anni fa, tra le isole dell’antica Indonesia, pur ritenendo che a causa delle correnti marine fosse stato molto improbabile che esseri primitivi sfidassero quei mari, privi di imbarcazioni adeguate com’erano.

Ancora più improbabile appariva poi che fosse stata raggiunta l’isola di Luzon, che non era mai stata connessa alla terraferma.

Mentre sono in piedi ancora molti interrogativi sulle origini di Homo luzonensis e su una sua lunga permanenza sull’isola di Luzon, recenti scavi vicino alla grotta di Callao hanno prodotto le prove di rinoceronti macellati e strumenti in pietra risalenti a circa 700mila anni fa.

“Nessun fossile di ominide è stato recuperato, ma i resti di animali macellati provano la presenza di ominidi a Luzon. Che si tratti di H. luzonensis che macella e mangia i rinoceronti resta tuttavia da vedere”, dice Piper.

“La presenza umana rende veramente significativa l’intera regione: le Filippine sono costituite da un gruppo di grandi isole che sono state separate abbastanza a lungo da avere una speciazione dell’arcipelago potenzialmente facilitata. Non c’è quindi motivo per cui qui la ricerca archeologica non possa scoprire specie diverse di ominidi: probabilmente è solo una questione di tempo”.

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