Secondo un team internazionale di studiosi che ha condotto recentemente una nuova ricerca, un’antica specie di esseri umani, scoperta nelle zone tropicali dell’Indonesia, potrebbe essersi estinta prima di quanto finora ritenuto.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature.
La specie in questione, che viveva sulla remota isola di Flores, secondo gli scienziati non avrebbe condiviso l’esistenza con gli esseri umani moderni, che sarebbero sopraggiunti decine di migliaia di anni dopo.
I ricercatori hanno scoperto che l’età più recente attribuita a Homo floresiensis, soprannominato anche ‘Hobbit’ in virtù della piccola statura, è di circa 50mila anni e non tra i 13mila e gli 11mila anni, come si sosteneva fino ad oggi.
Guidato da scienziati indonesiani e ricercatori del Research Center of Human Evolution (RCHE) presso la Griffith University del Queensland, Australia, il team, nonostante gli sforzi impiegati, non è riuscito a trovare la minima prova di un incontro tra le due specie presso il sito della grotta Liang Bua.
“In effetti, Homo floresiensis sembra sia scomparso subito dopo il raggiungimento dell’ Isola di Flores da parte della nostra specie, suggerendo che siamo stati noi – o meglio i nostri antichi predecessori – a spingerlo verso l’estinzione”, afferma Maxime Aubert, geocronologo e archeologo, che con il Direttore dell’RCHE, prof. Rainer Grun, ha misurato le quantità di uranio e torio contenute nei resti fossili di Homo floresiensis per stabilirne le età.
“Il responso della scienza è inequivocabile”, dice Aubert. “I più recenti resti scheletrici dell’Hobbit vengono datati intorno ai 60mila anni fa, ma le prove dei loro utensili più semplici, in pietra, continuano fino a 50mila anni fa. Dopo questo periodo, con c’è più traccia di questi esseri umani sull’Isola di Flores”.
Durante gli scavi presso la grotta di calcare di Liang Bua, nel 2003, gli archeologi avevano rinvenuto ossa umane più piccole rispetto a quelle di qualsiasi essere umano attuale.
I ricercatori avevano concluso che i piccoli cavernicoli si erano evoluti da un ramo più vecchio della famiglia umana e questa popolazione, a detta loro, era vissuta isolata su Flores per almeno un milione di anni, fin verso i 12mila anni fa.
Ma il sito è vasto e complesso e i primi ricercatori non ne avevano scavato che una piccola parte.
Anni di ulteriori scavi hanno portato ad una comprensione molto più chiara della sequenza degli strati archeologici ed è ormai certo che quando i primi ricercatori avevano raccolto i campioni per datare quello che loro ritenevano essere lo strato principale contenente i resti dell’Hobbit, avevano scambiato per errore uno strato sovrastante, simile nella composizione ma in realtà molto più recente.
“Il problema è stato ora risolto e le date pubblicate forniscono un’età più attendibile sulla reale antichità di questa specie”, dice Aubert.
Rimane, però, il mistero su quanto possa essere accaduto a questi esseri, scomparsi senza lasciare traccia.
Adam Brumm, archeologo dell’RCHE, anch’egli partecipante attivo della ricerca, si dice sicuro che gli Hobbit abitassero probabilmente anche altre grotte su Flores, grotte dove si potrebbero trovare segni più recenti della loro esistenza.
Il prof. Brumm ritiene che la popolazione di Homo floresiensis abbia subìto la stessa sorte di Homo neaderthalensis in Europa, che entrò in competizione con Homo sapiens e che venne sostituito da questo nel giro di qualche migliaio d’anni.
“Potrebbero essersi ritirati per qualche tempo nelle parti più remote di Flores” sostiene Brumm. “Ma l’isola è un posto piccolo e non avrebbero potuto evitare il contatto con la nostra specie per tanto tempo. E’ molto probabile che i loro giorni fossero ormai contati, una volta che i Sapiens ebbero messo piede sull’isola”.