Un sito archeologico-paleontologico di San Diego, California, risalente all’Era glaciale, ha restituito ossa e denti di un mastodonte di 130mila anni fa, recanti tracce che possono imputarsi solo ad esseri umani.
Se confermate da ulteriori verifiche, si tratterebbe della presenza umana più antica in assoluto sul continente americano.
Due teste femorali del mastodonte del sito Cerutti di San Diego, la cui frattura non può attribuirsi a fenomeni naturali o ad animali carnivori (Foto: San Diego Natural History Museum
Una prima analisi di questi resti porta a rivedere, arretrandola notevolmente, la linea temporale che segna l’arrivo dei primi esseri umani nel Nord America, stando a quanto è stato riportato nell’articolo del 27 aprile scorso sulla rivista Nature.
I resti fossili sono stati scoperti durante l’esecuzione di un progetto di espansione autostradale gestito dal Dipartimento dei Trasporti della California.
Le ossa, le zanne e i molari, molti dei quali spezzati, sono stati rinvenuti sepolti in profondità nel suolo, accanto a grosse pietre che sembrano siano state usate come martelli e incudini primitive.
Questo ritrovamento, come detto sopra, rende il sito archeologico il più antico documentato nel Nuovo Mondo.
“Questa scoperta sta facendoci riconsiderare il periodo in cui i primi esseri umani avrebbero raggiunto il continente americano. Le prove trovate in questo sito indicano che alcune specie di ominidi vivevano nel Nord America 115mila anni prima di quanto è stato ritenuto finora”, afferma Judy Gradwohl, presidente e amministratrice delegata del San Diego Natural History Museum, il cui team paleontologico ha individuato i fossili, gestito lo scavo e raccolto gli esemplari per la collezione museale. “Questo rinvenimento pone domande alquanto intriganti su come questi primi uomini siano giunti fin qui e su chi in realtà fossero”.
Fino a qualche tempo fa i più antichi siti umani del continente americano erano stati datati dagli archeologi non oltre i 14mila anni. I fossili del sito Cerutti Mastodon – come è stato chiamato, in onore del paleontologo che lo ha scoperto e ne ha diretto lo scavo – sono stati trovati inglobati in sedimenti a grana fine che erano stati depositati molto tempo prima, in un periodo in cui non si era mai rinvenuta alcuna traccia di esseri umani sul continente americano.
“Quando abbiamo scoperto il sito, c’erano prove evidenti che indicavano la presenza di esseri umani insieme alla megafauna estinta dell’Era glaciale. Era un fatto significativo, sia per la cosa in se stessa, quanto per la contea di San Diego”, afferma il geologo Tom Deméré, curatore presso il Museo di San Diego. “Dalla prima scoperta, nel 1992, la tecnologia per la datazione si è perfezionata e ora siamo certi che i primi esseri umani siano stati qui molto prima di quanto comunemente creduto”.
Dalla sua scoperta iniziale, infatti, questo sito era stato tenuto in particolare considerazione dai migliori scienziati, sia riguardo la datazione dei fossili che per la valutazione dei danni microscopici sulle ossa e sulle rocce, considerati fortemente indicativi di una supposta presenza umana.
Nel 2014 James Paces, dell’US Geological Survey, aveva usato metodi radiometrici di ultima generazione, determinando che le ossa del Mastodon – ancora fresche all’epoca delle fratture riportate – avevano 130mila anni di età, con un margine d’errore di 9400 anni, in più o in meno.
La scoperta fa sorgere più domande rispetto alle risposte che potrebbe fornire.
Chi erano questi esseri? Era forse un tentativo, poi fallito, di una primitiva colonizzazione o siamo di fronte ad una lunga presenza di esseri umani in questo emisfero?
“Non ci sono dubbi che si tratti di un sito archeologico”, afferma Steve Holen, co-direttore del Centro per la ricerca americana del Paleolitico e autore principale della ricerca. “Le ossa e i numerosi denti mostrano chiari segni di rottura intenzionale da parte di esseri umani, per la destrezza manuale e le conoscenze che solo questi potevano avere. Questi modelli di rottura erano già stati osservati anche nei siti dei mammut fossili del Kansas e del Nebraska, dove erano state escluse spiegazioni alternative quali fattori geologici o opera di altri animali carnivori”.
Gli esemplari recuperati dal sito sono stati esposti ai visitatori del Museo durante una conferenza inaugurale della mostra, tenutasi alla fine del mese scorso.