Secondo una ricerca pubblicata su Science e svolta da ricercatori francesi i babbuini sarebbero in grado di distinguere una parola da un insieme insensato di lettere.
Questa scoperta avrebbe, secondo gli scienziati, delle implicazioni nella scienza che studia i sistemi cognitivi in quanto si tratterebbe di approfondire le basi biologiche della lettura.
Gli scienziati si sono chiesti se la lettura dipendesse dalla capacità linguistica o no. Cioè, se sia possibile riconoscere delle parole indipendentemente dal fatto che le si sappia pronunciare e se ne conosca il significato.
E’ opinione condivisa oggi che riconoscere l’ordine delle lettere è il primo passo verso l’uso del linguaggio.L’ortografia, secondo gli scienziati, sta a metà fra la vista e la comprensione semantica. Inoltre l’ortografia è soprattuto un’abilità linguistica anche se legata ai fonemi, cioè all’aspetto dell’udito.
I ricercatori francesi, guidati dal prof. Jonathan Grainge hanno invece ipotizzato che riconoscere una parola dipendesse da abilità prelinguistiche. E le hanno cercate nei babbuini.
Attraverso l’uso di un touch-screen i ricercatori hanno insegnato a sei babbuini a riconoscere parole inglesi di quattro lettere da quattro lettere la cui unione non ha alcun significato.
In un mese e mezzo i babbuini hanno saputo riconoscere da 81 a più di 308 parole attraverso il metodo della ricompensa di cibo.
Un dato interessante è che i babbuini son riusciti anche a capire come erano composte statisticamente le parole: cioè, quando incontravano una “non parola” che poteva assomigliare, nella struttura, ad una parola, questa veniva scelta più volte, cioè raccoglieva un maggior numero di errori.
Un risultato simile era stato ottenuto in un esperimento sugli umani perciò da questo si può dedurre che i babbuini sono sensibili alle caratteristiche ortografiche di parole e non parole in un modo che è simile a quello degli umani che sanno già leggere. I babbuini, in altre aprole, hanno imparato a distinguere le lettere e a dargli significato in relazione alla loro posizione.
“I nostri risultati” spiegano i ricercatori nell’articolo “supportano la conclusione che i babbuini hanno creato una sorta di codice ortografico per discriminare le parole dalle non parole. La conoscenza linguistica perciò non è necessaria per avere una conoscenza ortografica come quella umana.
“I nostri risultati hanno due importante implicazioni. In primo luogo, essi suggeriscono che l’apprendimento statistico è un meccanismo universale che potrebbe essere la base per l’apprendimento di ordine superiore (linguistico) di categorie che facilitano l’evoluzione del linguaggio naturale. In secondo luogo, i nostri risultati suggeriscono che la conoscenza ortografica può, almeno in parte, essere limitata dai principi generali di analisi dell’oggetto visivo, condiviso da scimmie e esseri umani.
“Il cervello dei primati” concludono i ricercatori “potrebbe dunque essere meglio preparato di quanto si pensasse ad analizzare e elaborare parole scritte e, di conseguenza, a muovere i primi passi verso l’uso di una delle più complesse competenze umane: la lettura.