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Esopianeti probabilmente più ospitali di quanto ritenuto

Scritto da Leonardo Debbia il 22.01.2015

Uno studio di astrofisica dell’Università di Toronto ipotizza che sui pianeti extrasolari, vale a dire quelli posti al di fuori del nostro sistema solare, esistono maggiori probabilità di trovare acqua allo stato liquido e conseguentemente di essere più ospitali di quanto si ritenga.

“I pianeti con potenziali oceani potrebbero avere un clima molto più simile alla Terra di quanto previsto finora”, ha dichiarato Jeremy Leconte, un ricercatore del Canadian Institute for Theoretical Astrophysics (CITA) o Istituto canadese di Astrofisica Teorica, autore principale dello studio, pubblicato in questi giorni su Science Express.

 

esopianeta

Raffigurazione di fantasia di un ‘esopianeta’ (credit: Marcel / Fotolia)

Gli scienziati ritenevano che i pianeti extrasolari avessero un comportamento contrario a quello della Terra; cioè, in altri termini, che mostrassero sempre la stessa faccia alla loro stella.

Se così fosse, gli esopianeti – come vengono anche chiamati questi corpi celesti – ruoterebbero ‘in sincronia’ con la loro stella, in modo cioè che una faccia fosse perennemente illuminata, mentre l’altra perennemente al buio.

Questa situazione non è una novità, per noi. E’quanto accade nel sistema Terra-Luna.

Questo movimento si chiama ‘rotazione sincrona’.

“La Luna ci mostra sempre la stessa faccia perché le maree sollevate dalla Terra creano un attrito che altera il suo moto di rotazione”, afferma Leconte. “La Luna è in rotazione sincrona con la Terra perché il tempo necessario per la rotazione sul proprio asse è uguale al tempo che impiega per completare la sua orbita attorno alla Terra (o moto di rivoluzione). Ecco perché una faccia della Luna rimane sempre al buio”.

Lo studio di Leconte ipotizza che anche gli esopianeti abbiano una velocità di rotazione su se stessi tale da poter dare luogo a cicli giorno-notte, come accade sulla Terra.

“Se abbiamo ragione”, sottolinea Leconte, “sui pianeti extrasolari non c’è alcuna faccia che rimanga permanentemente fredda e buia. Un tale stato farebbe sì che l’acqua rimarrebbe intrappolata in una gigantesca calotta di ghiaccio. Se poi questa nuova interpretazione del clima dei pianeti extrasolari aumenti anche la probabilità che questi pianeti possano sviluppare qualche forma di vita, rimane una questione aperta”.

Leconte e il suo team sono giunti a queste conclusioni attraverso la realizzazione di un modello climatico tridimensionale, sviluppato per prevedere l’effetto che avrebbe la presenza di un’atmosfera sulla velocità di rotazione di un determinato pianeta, che si tradurrebbe poi in variazioni del clima.

Secondo Leconte, “l’atmosfera è un fattore chiave che interagisce con la rotazione di un pianeta e il cui impatto può essere abbastanza rilevante da annullare la sincronia della rotazione e procurare al pianeta un ciclo giorno-notte”.

Anche se gli astronomi sono ancora in attesa di prove da verificare mediante l’osservazione diretta, gli argomenti teorici suggeriscono tuttavia che molti pianeti extrasolari potrebbero avere un clima più incisivo di quello terrestre.

Nel caso della Terra, la cui atmosfera è relativamente sottile, la maggior parte della luce solare raggiunge la superficie del pianeta, massimizzando l’effetto del riscaldamento nell’intera atmosfera e dando luogo ad un clima più moderato sul pianeta.

Creando differenze di temperatura in superficie, tra il giorno e la notte e tra l’equatore e i poli, il riscaldamento solare provoca la formazione di venti che ridistribuiscono le masse d’aria nell’atmosfera.

L’impatto è talmente significativo che supera l’effetto dell’attrito di marea esercitato da una stella su qualsiasi corpo celeste che le orbiti attorno, proprio come fa la Terra con la Luna.

I ricercatori dicono che un gran numero di pianeti extrasolari non è necessariamente in uno stato di rotazione sincrona, come inizialmente si credeva.

Mentre i loro modelli mostrano che essi avrebbero un ciclo giorno-notte che li rende molto più simili alla Terra, la durata dei loro giorni potrebbe andare da poche settimane a pochi mesi.

Questi risultati sono riportati nell’articolo ‘Rotazione asincrona di pianeti di massa simile alla Terra nella zona abitabile di stelle di massa inferiore’ pubblicato nei giorni scorsi su Science.

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