Comunemente, si ritiene che le montagne terrestri siano soggette ad un continuo, lentissimo abbassamento della loro altezza, a causa del logorio degli agenti meteorologici (venti, precipitazioni, fulmini) che, con i loro processi erosivi e disgregatrici, spianerebbero, anche se in tempi lunghi, le vette.
Eppure, sulla Terra esistono montagne che risentono poco di questi fenomeni o, per meglio dire, la loro riduzione d’altezza viene compensata da fenomeni di lento sollevamento di varia origine, per cui la loro altezza non diminuisce. Anzi, spesso cresce.
Senza entrare troppo addentro alla fenomenologia orogenetica (i processi per cui hanno origine le catene montuose), esaminiamo la catena dell’Eastern Highlands, nello Stato di Victoria, in Australia.
Una veduta delle Eastern Highlands
L’Australia è stata spesso – ingiustamente – descritta come un vecchio continente con una scarsa attività geologica. E questo perchè, non ospitando catene montuose giovanili come l’Himalaya o le Alpi, il continente è ritenuto ormai ‘geologicamente stabile’. Ma, fermo restando che in geologia i termini come ‘stabile‘ o ‘perenne‘ non hanno l’accezione comune, ma sono sempre riferibili a periodi molto lunghi, i residenti sulle pendici dell’East Gippsland, nello Stato di Victoria, potrebbero ben testimoniare quanto la regione non sia affatto stabile, dati i frequenti terremoti che interessano quell’area.
Ora, una nuova ricerca condotta dal dr John Engel, dell’Università di Melbourne, e pubblicata sulla rivista Geology, fornisce prove convincenti del sollevamento di queste montagne, che sta continuando da 3,5 milioni di anni a questa parte.
L’origine delle Eastern Highlands del Victoria è da tempo controversa tra i geologi australiani.
Le prove fornite dalle rocce sugli altipiani suggeriscono che queste montagne si sarebbero sollevate circa 90 milioni di anni fa, quando si è aperto il mare di Tasman, tra l’Australia e la Nuova Zelanda.
Ma se questo evento ha interessato la maggior parte delle montagne lungo il Sud-est dell’Australia, alcune prove suggeriscono che impulsi di sollevamento molto più recenti sono avvenuti solo pochi milioni di anni fa.
E’ noto che la placca tettonica australiana e quella del Pacifico hanno un margine comune.
Molte delle forze che agiscono su questo margine possono propagarsi nella placca australiana come stress tettonico e questo, a sua volta, può venire rilasciato sotto forma di sollevamento delle montagne nell’Australia meridionale.
“Questo è il motivo per cui la regione dell’East Gippsland, anche se non direttamente interessata dai movimenti della placche, può risentire gli effetti collegati alle forze tettoniche di questi”, sostiene Engel.
La nuova ricerca dell’Università di Melbourne cerca di confermare il sollevamento indotto usando un nuovo metro sorprendente: le stalagmiti e le stalattiti delle grotte di queste montagne (tecnicamente chiamati speleotemi).
Le grotte che si formano in terreni calcarei danno luogo a passaggi sotterranei e alle bellissime concrezioni speleotemiche di cui è ricca l’Australia, in particolare nella regione dove ha sede la città di Buchan, nello Stato di Victoria.
Stalattiti e stalagmiti all’interno delle grotte di Buchan (crediti: John Engel)
E così, un gruppo di geochimici della Scuola di Scienze della Terra dell’ Università di Melbourne, condotto da John Engel, ha lavorato a fianco dei Rangers del Parco del Victoria, esaminando a fondo le grotte di Buchan per la misurazione di queste formazioni.
Ma come mettere in relazione la genesi di queste strutture con le altezze delle montagne?
Le grotte si formano in genere quando i fiumi sotterranei disciolgono il calcare originando lunghi passaggi pieni d’acqua.
Durante il sollevamento della regione queste grotte si innalzano al di sopra della falda freatica locale.
Una volta che accade questo, si instaurano le condizioni perfette perchè si formino stalattiti e stalagmiti.
Poichè questi speleotemi non possono formarsi finchè la grotta non si è svuotata dall’acqua, il campione più antico che viene misurato fornisce la migliore stima del tempo in cui la grotta è rimasta sollevata al di sopra della falda acquifera.
Se si esaminano molte grotte diverse, poste alla stessa quota dentro la massa calcarea, si può ricostruire l’entità dell’ elevazione nel tempo.
L’età più antica degli speleotemi corrisponde al tempo in cui la grotta è stata sollevata al di sopra della falda freatica.
Esaminando tutte le grotte della regione, gli studiosi sono riusciti a sapere quando e con quale velocità il sollevamento tettonico aveva sollevato l’ intera regione sopra la falda.
Il team ha esplorato dieci grotte e raccolto frammenti di ‘macerie’ speleotemiche, i frammenti spezzatisi naturalmente, in modo che non risultassero danneggiate le formazioni intatte di queste grotte.
Una volta riportati i campioni in laboratorio, ne è stata determinata l’età con il metodo radiometrico Uranio-Piombo.
“Il nostro studio mostra un chiaro rapporto tra i più antichi speleotemi (corrispondenti all’età delle grotte) e l’altezza del territorio”, afferma Engel. “I dati suggeriscono che la regione di Buchan è salita costantemente, al ritmo medio di 76 metri ogni milione di anni, a partire da almeno 3,5 milioni di anni fa”.
“Sembra che negli ultimi milioni di anni siano stati aggiunti almeno 250 metri di altezza alle Eastern Highlands vittoriane”, sostiene Engel.
Questo significa che alcuni speleotemi sono rimasti indisturbati nelle grotte per oltre tre milioni di anni.
“La nostra ricerca mette in mostra un nuovo e unico metodo per misurare l’elevazione delle montagne”, conclude Engel. “Questa tecnica di utilizzo degli speleotemi funzionerà senza dubbio anche in altre grotte, in ogni parte del mondo, per regioni che abbiano attività tettonica ‘recente’, offrendo ai geologi grandi opportunità per condividere più storia su queste caratteristiche realmente impressionanti e immutabili del nostro paesaggio”.