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Depressione: aumenta il numero dei trattamenti farmacologici ma diminuisce la psicoterapia

Scritto da Chiara Pane il 09.12.2010

Fra il 1998 e il 2007 negli Stati Uniti l’uso dei trattamenti antidepressivi è aumentato (seppur ad un ritmo inferiore rispetto al decennio precedente), e la percentuale dei pazienti curati grazie alla psicoterapia ha continuato a diminuire. Questi dati sono stati presentati in un articolo di dicembre apparso sulla rivista Archives of General Psychiatry.

In questo articolo gli autori mettono in evidenza il problema della depressione, presentandolo come una delle principali cause di disabilità, perdita di produttività e incremento della spesa sanitaria.

La depressione è un disagio interiore che si esprime attraverso sintomi sia fisici che psicologici, come crisi di pianto, disturbi del sonno e dell’alimentazione, e le relazioni con il prossimo tendono ad inaridirsi. Infatti, la depressione induce turbe dell’umore che portano desiderio di isolamento, tristezza, disinteresse sociale, aggressività e autolesionismo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme: la diffusione della depressione sta aumentando progressivamente al punto che, fra 10 anni, la depressione potrebbe trovarsi al secondo posto sulla lista dei mali più diffusi, subito dopo le patologie cardiovascolari.

Si stima che oggi in Italia siano circa 5 milioni le persone che soffrono di depressione, anche se il bilancio è sicuramente superiore se si considera che il 50% dei casi non viene diagnosticato. Gli antidepressivi sono, insieme agli ansiolitici, ai primi posti nella classifica dei farmaci più venduti: 27 milioni le confezioni di antidepressivi vendute nel 2002. (dati Eurispes; Federfarma).

Anche i dati apparsi sull’articolo della rivista Archives of General Psychiatry ci mostrano tale tendenza, sottolineando come negli anni ’90, il tasso dei trattamenti antidepressivi negli Stati Uniti sia aumentato notevolmente, passando dallo 0,73% del 1987 al 2,33% del 1997. Il numero dei pazienti curati con l’uso di farmaci antidepressivi è raddoppiato passando dal 37,3% al 74,5%. L’uso della psicoterapia, invece è diminuito dal 71,1% al 60,2%. Queste tendenze sono state attribuite all’introduzione e alla promozione di nuovi farmaci più efficaci contro la depressione, come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), così come all’utilizzo di nuovi antidepressivi, nonché alla pubblicazione di linee guida per la diagnosi della depressione, e allo sviluppo di test screening utili per le cure primarie.

Tuttavia, diversi fattori, fra cui la proliferazione delle organizzazioni per la prestazione di cure comportamentali, la diversa copertura da parte delle assicurazioni delle spese legate alla psiche (negli Stati Uniti il datore di lavoro paga le spese sanitarie attraverso un’assicurazione) e le preoccupazioni circa la sicurezza degli antidepressivi nei giovani, può aver impedito la crescita dei trattamenti antidepressivi negli ultimi 10 anni.

Steven C. Marcus, ricercatore del Centro Medico di Filadelfia del Dipartimento Americano “Veterand Affairs” e dell’Università della Pennsylvania e Mark Olfson, che lavora presso l’Università della Columbia e l’Istituto Psichiatrico di New York, hanno valutato le tendenze negli USA dei trattamenti ambulatori della depressione fra 1998 e 2007 con due indagini rappresentative a livello nazionale.
Fra il 1998 (quando sono stati intervistati 22.935 pazienti) e il 2007 (quando hanno partecipato 29.370 pazienti), il numero dei trattamenti ambulatoriali della depressione è aumentato passando dal 2,37 al 2,88 per cento persone. La percentuale dei pazienti che ha utilizzato antidepressivi invece non è variata in modo significativo, passando dal 73,8% al 75,3%. Fra questi, la percentuale di pazienti che ha fatto uso di antidepressivi triciclici (ATC) è diminuita, mentre è aumentata la percentuale dei pazienti curati con i nuovi antidepressivi, come gli SSRI.

Dei pazienti considerati, la percentuale che ha ricevuto cure psichiatriche è scesa dal 53,6% al 43,1% tra il 1998 e il 2007. Come scrivono i due dottori: “Fra i pazienti sottoposti a cure psichiatriche, il numero medio di visite di psicoterapia e le spese per queste visite si sono ridotte significativamente. Inoltre c’è stato anche un calo significativo del numero medio delle cure antidepressive somministrate a pazienti in regime ambulatoriale”.

Non è chiaro se il declino dell’uso della psicoterapia sia dovuto alle preferenze dei pazienti o ad altri fattori, tra cui il basso numero di psicoterapeuti, osservano gli autori.
Una revisione della letteratura riguardante le preferenze di trattamento, tuttavia, ha rivelato che la maggior parte dei pazienti affetti da depressione preferisce la psicoterapia o la consulenza rispetto ai farmaci antidepressivi. Tuttavia i due autori aggiungono: “Sebbene ci sia una vasta copertura sanitaria degli antidepressivi e di altri medicinali psicotropici, esistono significative limitazioni della copertura dei servizi psicoterapeutici”.

I due autori concludono facendo riferimento alla riforma del sistema sanitario, poiché questa potrebbe portare alla luce nuove politiche rivolte alla promozione dell’accesso a cure efficaci per la depressione. “La nuova riforma estenderà la copertura sanitaria a circa 32 milioni di americani non assicurati. Soddisfare le esigenze di cure mentali di questi individui, potrebbe portare ad una formidabile sfida fra i medici generici e i medici specializzati nella cura delle malattie mentali.”

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