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Internet in Cina: Porno si, informazione no!

Scritto da Michele Donà il 05.08.2010

Dopo alcuni mesi di tentativi di censura totale dei siti “a luci rosse”, ma anche di quelli con minimi riferimenti al sesso, il “Great Firewall” (il sistema utilizzato dal governo cinese per filtrare i contenuti di internet) è crollato sotto il peso del sesso.

Nonostante creare siti per adulti, ma anche navigare in essi, in Cina sia un reato, lentamente, ma inesorabilmente, sono tornati ad essere disponibili agli internauti cinesi sia i siti più conosciuti (i primi ad essere censurati), sia quelli minori come i microblog. Immediatamente grazie a Twitter la notizia si è diffusa e il traffico verso i siti prima bloccati si è riaperto.

Inizialmente si pensava ad un blocco momentaneo dei filtri dovuto ad un malfunzionamento, ma dopo qualche giorno è diventata evidente la riapertura definitiva; riapertura che non ha ancora conferme ufficiali da parte del governo o della polizia cinese.

Quello che potrebbe apparire come un ammorbidimento dei controlli sulle attività dei cittadini cinesi, in realtà è solo una ridefinizione delle priorità: il “popolo di internet” in Cina supera i 400 milioni e il controllo di tutti gli aspetti sgraditi al regime è diventato di fatto impossibile, diventa quindi essenziale stabilire cosa può essere tollerato e cosa no.

Il  vettore di informazioni più importante del nostro tempo spaventa da sempre il governo di Pechino, ma creare una internet solo cinese è ormai di fatto impossibile, l’unica alternativa resta il filtro dei contenuti. Dato il numero dei cinesi “connessi” e l’enorme quantità di informazioni reperibili, il “porno”, evidentemente, è considerato il male minore in confronto ad argomenti più scottanti.

Sbloccare il sesso on-line consente in primo luogo agli organi di censura di focalizzare le risorse e le attività di controllo su argomenti ancora vietati quali i diritti umani o la religione e in secondo luogo, con questa riapertura, forse sperano di dirottare l’attenzione del popolo verso argomenti meno pericolosi.

Questa improvvisa apertura può sembrare poco, ma è la prima crepa nella “grande muraglia di fuoco”, la speranza del governo cinese di controllare i flussi di informazione in rete appare sempre più un’illusione.

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