La Cina potrebbe diventare la potenza economica dominante se sfrutasse i vantaggi competitivi che sta creando politicamente, culturalmente, giuridicamente ed economicamente secondo una ricerca condotta da Jack McCann della Lincoln Memorial University, nel Tennessee, pubblicata su International Journal of Sustainable Strategic Management
Jack McCann ha osservato che la politica cinese è stata incentrata sulla creazione di relazioni con gli altri paesi sviluppati del mondo, ma sarà proprio l’aspetto economico di queste relazioni, unito con l’espansione economica costruita nel tempo a rendere sostenibile un ruolo di dominatore economico mondiale.
Il Partito comunista cinese ha governato la Cina negli ultimi 55 anni e rimane l’unico partito in Cina. Nonostante la sua apparente incapacità di rispondere con facilità ai cambiamenti della società cinese, il partito ha comunque assistito ad una crescita media annua di circa il 10% per quasi due decenni e ad una stabilità unica durante la crisi economica mondiale. Infatti, il commercio di merci in Cina è cresciuto di circa il 14%, tre volte di più del commercio mondiale, facendo della Cina la terzo economia mondiale a partire dal 2008.
“Sulla carta, la globalizzazione pone il potenziale a lungo termine per migliorare gli standard di vita e ridurre i costi di beni e servizi per le persone in tutto il mondo”, dice McCann. Tuttavia, la globalizzazione non significa equità. La Cina produce attualmente quasi tre quarti delle cose del mondo di oggi: quasi due terzi delle sue biciclette, un terzo dei suoi televisori e dei suoi condizionatori d’aria e la metà dei forni a microonde al mondo. “La manodopera a basso costo della Cina può dominare i mercati mondiali del lavoro per decenni, conquistandosi di conseguenza un monopolio sulle merci prodotte a basso costo”, spiega McCann.
Ma c’è una reazione da parte dei paesi occidentali “Le strategie competitive, la manipolazione della valuta e la pirateria della proprietà intellettuale stanno causando preoccupazione per l’economia globale e reazioni protezionistiche in molti paesi”, aggiunge McCann. E’ interessante notare che nonostante la Cina utilizzi i suoi vari vantaggi competitivi, non ultime le implicazioni di carattere etico sugli atti economici, negli ultimi anni sia diventata il secondo più grande consumatore di petrolio dopo gli Stati Uniti, mentre il deficit commerciale degli Stati Uniti con la Cina aumenta anno dopo anno nella misura delle centinaia di miliardi di dollari. La globalizzazione ha creato nuove opportunità per molte nazioni. La Cina non è diversa da qualsiasi altro paese e tenta di sfruttare al meglio questo ordine mondiale emergente.