“Esiste una congiura omosessuale che mina la concezione normale di una nazione sana” disse Adolf Hitler. Ieri, con 388 sì, un no e un’astensione, è stata approvata i prima nota, in Russia quella che è già stata definita la “legge anti-gay”. Tale ddl prevede il divieto di qualsiasi propaganda a favore dell’omosessualità. I favorevoli a questo provvedimento sostengono che la legge sia stata pensata per proteggere i bambini contro una ormai dilagante propaganda mediatica pro gay.
Se passerà in modo definitivo questa legge si potrà quindi dire addio a qualsiasi libertà d’espressione della propria inclinazione sessuale in pubblico.
Le pene previste per chi non si allineerà sono multe, e anche salate: dai 100-125 euro per i singoli individui ai 12.500 euro per enti pubblici o giuridici.
Non sono mancate fin da subito reazioni di protesta.
Proprio mentre la Duma stava votando il ddl, un gruppo di ragazzi ha manifestato pacificamente davanti al Parlamento Russo organizzando un “ Kiss-in”. I manifestanti protestavano, per rivendicare i loro diritti, baciandosi. Nonostante il carattere palesemente pacifico della manifestazione, essi stati aggrediti da un gruppo di estremisti ultra-ortodossi che, brandendo icone sacre e croci, hanno lanciato loro addosso uova e vernici. Facendosi acceso il clima, è intervenuta la polizia che ha arrestato circa venti attivisti rappresentanti della comunità omosessuale, in quanto il Kiss-in era illegale con la nuova disposizione.
Lyudmila Alexeyeva, esponente di spicco per la lotta dei diritti gay, ha affermato che il disegno di legge presentato alla Duma è senza alcuna esagerazione “un provvedimento medievale, che si basa sui pregiudizi e l’ignoranza della gente che ancora considera l’omosessualità una devianza”.
Non si tratta di certo del primo sentore di intransigenza della politica russa verso la comunità omosessuale. Basti ricordare il tentativo- fallito- di citare in giudizio la cantante americana Madonna per 10 milioni di dollari, accusandola di aver promosso durante un suo concerto l’amore gay. Stesso destino pare sarà riservato per l’altra cantante pop, paladina dei diritti omosessuali, Lady Gaga. Un politico locale, politicamente vicino a Putin, vorrebbe infatti trascinarla in tribunale accusandola deviare i giovani con esempi errati.
L’omosessualità in Russia è stata depenalizzata nel 1993, ma la comunità gay non vive ancora liberamente la propria scelta sessuale, costretta a fare ancora una vita nascosta.
Le reazioni nel mondo politico russo sono state poche e sommesse. In aula sono volate parole pesanti come quelle di Elena Minzulna, deputata del partito dell’opposizione “Russia Giusta” che ha dichiarato – durante la discussione che ha preceduto il voto – che “la propaganda omosessuale limita il diritto dei minori a scegliere liberamente il proprio orientamento sessuale”.
Dmitri Sablin, deputato di Putin, ha aggiunto: “Viviamo in Russia, non a Sodoma e Gomorra”. Dietro questa violenta repressione si nascondono probabilmente volontà politiche ben precise. Non è un caso che la popolarità di Putin sia scesa al 62% a Gennaio 2013, bassissima rispetto ai suoi normali standard. La chiesa ortodossa conservatrice – che sin dal 1991 si è espressa in modo chiaro contro l’omosessualità – ha ancora nella Russia di oggi una notevole influenza politica. Putin necessita assolutamente del sostegno dell’elettorato ortodosso. Voilà il patto è stretto.
Ciò che sta accadendo in Russia va monitorato dalla comunità internazionale perché l’intolleranza e la discriminazione che sia religiosa, razziale o sessuale non è mai un buon segnale.