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Il legno del futuro è sottovuoto

Cnr brevetta metodo per rendere il legno più resistente e con caratteristiche estetiche che lo rendono un degno competitor dei legni pregiati provenienti dagli altri continenti

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 21.06.2013

L’importazione del legno dalle foreste sta portando ad un sovrasfruttamento e allo sviluppo di un fiorente mercato illegale. I ricercatori del CNR di Trento in collaborazione con ricercatori francesi son riusciti a brevettare un metodo per rendere il legno più resistente e con caratteristiche estetiche che lo rendono un degno competitor dei legni pregiati provenienti dagli altri continenti e magari da foreste ricche di biodiversità che andrebbe preservata. La tecnica sfrutta un processo di essiccazione sottovuoto e un trattamento termico ad alta efficienza energetica.

Cnr, legno sottovuoto

Il nuovo legno si chiama Thermovacuum ideato dai ricercatori del Cnr-Ivalsa di San Michele all’Adige ha ricevuto un finanziamento europeo di 1,8 milioni di euro per l’alto valore che potrebbe vare il suo impatto sulla protezione dell’ambiente. Oltre a competere con pregiati legnami, grazie alla grande resistenza queso legno potrebbe competere anche con la plastica considerato anche che avrebbe costi non elevati.

Il legno viene modificato termicamente ed esclude l’utilizzo di qualsiasi sostanza chimica.

Il progetto è già coperto da tre brevetti.

“Il Termovuoto combina un processo di essiccazione sottovuoto ad alta efficienza energetica e un trattamento termico, con l’obiettivo di offrire un prodotto ecologico, a basso impatto ambientale, conveniente e di alta qualità”, spiega Ottaviano Allegretti, responsabile del laboratorio Labess di Cnr-Ivalsa e della parte scientifica del progetto.

“Grazie a questa tecnologia è possibile fornire a specie legnose come l’abete rosso, dominante in Trentino e nell’arco alpino, caratteristiche tipiche dei legni tropicali che vengono anche per questo importati, quali una spiccata piacevolezza estetica e particolari doti di durabilità non presenti nel legno naturale, che lo rendono particolarmente idoneo all’utilizzo in esterno, per esempio in infissi, facciate, arredi esterni e guardrail. Il legno garantisce così una forte competitività non solo rispetto a quello non trattato ma anche ad altri materiali, plastica fra tutti”.

Il metodo sviluppato da Ivalsa  “grazie anche alla riduzione dell’impatto ambientale ed economico del trasporto su lunghe distanze e allo sfruttamento eccessivo delle foreste tropicali, permette di ottenere effetti positivi sul piano ambientale ed energetico”, prosegue il ricercatore, “come confermano i risultati pubblicati recentemente sulla rivista internazionale ‘Bio Resources’”.

Il nuovo progetto è il risultato di ben 5 anni di ricerca e il finanzaimento europeo di  1,8 milioni di euro è  il più alto finanziamento mai approvato per questo tipo di progetto, proprio perché considerato “strategico per l’alto contributo che esso può rendere all’ambiente e al sistema economico e occupazionale in Italia e Europa”, conclude Allegretti.

“La ricerca ora si concentra sulla certificazione del materiale rispetto al suo ciclo di vita, dal bosco fino allo smaltimento, e sulle analisi delle sostanze organiche volatili (Voc) necessarie per l’applicazione nel settore dell’arredamento di interni. Con l’obiettivo di portare gli investimenti fatti e il patrimonio di conoscenze e tecnologie acquisite a ricadute reali nel sistema legno italiano”.

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