Per le famiglie americane mangiare fuori casa è un’abitudine consolidata: oltre il 40% del loro budget alimentare viene speso in bar, ristoranti e fast food. Quello di riunirsi tutti insieme a tavola tra le pareti domestiche, invece, è un evento più raro, che si verifica perlopiù in occasione di feste o ricorrenze particolari. Questa tradizione ha importanti ricadute sul bilancio familiare e – come ha dimostrato uno studio finanziato dall’Istituto nazionale per l’alimentazione e l’agricoltura (NIFA) del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, presentato alla sessione scientifica di aprile dell’American Society for Nutrition – anche sulla qualità dell’alimentazione, e si associa spesso a scelte nutrizionali povere e poco salutari.
Nel nostro Paese, caratterizzato da una tradizione alimentare di alta qualità, portata a modello in tutto il mondo per i suoi effetti benefici sulla salute (la rinomata “dieta mediterranea”), affermare che mangiare in casa piuttosto che fuori garantisca un’alimentazione più sana, è un po’ come scoprire l’acqua calda. Il discorso tuttavia non è così automatico nei Paesi che non vantano una cucina altrettanto elaborata e ricca, dove sia in casa che fuori la fa spesso da padrone il cosiddetto junk food (lett. cibo spazzatura).
Una revisione della letteratura – condotta da ricercatori della Rutgers, l’università statale del New Jersey – ha preso in considerazione il legame tra pasti consumati in famiglia e salute dei bambini e ha osservato le modalità attraverso cui la frequenza e l’atmosfera con cui vengono consumati i pasti nelle famiglia americane si associano all’assunzione di cibi sani (per esempio frutta e verdura) o poco nutrienti (come le bibite). Gli autori hanno rilevato che a casa le famiglie americane tendono a consumare più frutta, verdura, fibre, alimenti ricchi di calcio e vitamine e che quanto più spesso i bambini mangiano a casa in compagnia dei genitori, tanto minore è il loro consumo di alimenti dannosi per la salute.
Lo studio ha inoltre cercato di valutare se le prove scientifiche disponibili confermano o meno l’assunto di particolare interesse per gli esperti di salute pubblica, secondo cui mangiare di rado tra le pareti domestiche può tradursi in un aumentato rischio di obesità e scarsa qualità nutrizionale, soprattutto tra i bambini. Sebbene la connessione riscontrata tra pasti consumati a casa e diminuito rischio di obesità sia piuttosto debole, i ricercatori evidenziano che i bambini appartenenti a famiglie nelle quali si consumano frequentemente pasti in famiglia tendono ad avere un basso indice di massa corporea (BMI, kg/m2) rispetto a quanti mangiano spesso fuori casa.