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Alzheimer: individuati marcatori che segnalano la malattia con 10 anni di anticipo

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 03.01.2012

Mano di anziani Secondo uno studio nel numero di gennaio di Archives of General Psychiatry, una delle JAMA / Archives journals, il livello del liquido cerebrospinale di Aβ42 sembra ridursi dai 5 ai 10 anni prima che i pazienti con decadimento cognitivo sviluppino la malattia di Alzheimer (AD), mentre gli altri livelli del fluido spinale  possono diventare marcatori della malattia in seguito.
I ricercatori fanno notare come presupposto allo studio che le terapie che modificano la , come l’immunoterapia, hanno più probabilità di avere successo se iniziata nei primi stadi della malattia per cui vi è la necessità di identificare i pazienti con la malattia di Alzheimer prima che la neurodegenerazione non sia troppo grave.

Peder Buchhave, dell’ Università di Lund e dell’ Università di Skåne, in Svezia, e i suoi colleghi hanno condotto un lungo follow-up della coorte di un precedente studio di 137 pazienti con decadimento cognitivo lieve (MCI). Il follow-up medio è stato di 9,2 anni.

Durante il follow-up, 72 pazienti (il 53,7 per cento) ha sviluppato l’AD e 21 (il 15,7 per cento) è progredito verso altre forme di demenza. I livelli di liquido cerebrospinale Aβ42 sono stati ridotti e i livelli di altri biomarcatori T-tau e P-tau  erano elevati nei pazienti che hanno sviluppato l’AD durante il follow-up rispetto ai livelli dei pazienti che non hanno sviluppato l’ Alzheimer.

Lo studio indica i livelli basali CSF Aβ42 erano ugualmente ridotta nei pazienti con MCI che si è convertito ad AD entro cinque anni (i convertitori precoce) rispetto a quelli che si convertì in seguito tra i cinque ei 10 anni. Tuttavia, T-tau e P-tau livelli erano significativamente più alti nei primi convertitori rispetto a quelle successive.

Researchers suggest that “approximately 90 percent of patients with MCI and pathologic CSF biomarkers at baseline will develop AD within 9.2 years.”
I ricercatori suggeriscono che “approssimativamente circa il 90 per cento dei pazienti con MCI e  biomarcatori CSF svilupperanno l’AD entro 9,2 anni.”
“Di conseguenza, questi marcatori sono in grado di identificare soggetti ad alto rischio per l’AD almeno  5-10 anni prima che si arrivi alla demenza. Le nuove terapie che possono ritardare o addirittura fermare la progressione della malattia saranno presto disponibili. Insieme a una diagnosi precoce ed accurata, tali terapie potrebbero essere iniziate prima che la degenerazione neuronale sia troppo diffusa e i pazienti siano già dementi “, concludono gli autori.

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