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Alzheimer, l’origine delle cellule nel fegato e non nel cervello

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 06.03.2011

Mano di anzianiLa Jolla, USA – Risultati imprevisti emersi da uno studio recente potrebbero completamente cambiare l’idea finora prevalente tra gli scienziati secondo cui l’Alzheimer originerebbe nel cervello. Sarebbe piuttosto il fegato il luogo in cui le proteine amiloidi, che danneggiano i neuroni dei malati del morbo di Alzheimer, verrebbero generate, per poi accumularsi in placche cerebrali associate a questa condizione devastante per il cervello e per la vita dei pazienti. I risultati potrebbero offrire un approccio relativamente semplice per la prevenzione e il trattamento dell’Alzheimer.

Lo studio, svolto nei laboratori Scripps Research Institute e ModGene, è stato pubblicato il 3 marzo scorso online sul Journal of Neuroscience Research.

Nello studio, gli scienziati hanno usato delle cavie affette da una malattia analoga all’Alzheimer umano, per identificare i geni che influenzano la quantità di amiloide che si accumula nel cervello. I ricercatori hanno scoperto tre geni che proteggevano i topi dall’accumulo cerebrale di amiloide. Per ogni gene, l’espressione più bassa nel fegato ha protetto il cervello del topo. Uno dei geni codifica per la presenilina, una proteina della membrana cellulare sospettata di contribuire allo sviluppo dell’Alzheimer umano.

“Questa scoperta inaspettata è molto promettente per lo sviluppo di nuove terapie per combattere il morbo di Alzheimer”, ha detto il professor Greg Sutcliffe di Scripps Research, che ha condotto lo studio. “Questo potrebbe semplificare notevolmente la sfida nello sviluppare le terapie e la prevenzione”.

Si stima che circa 450 mila italiani, 6 milioni di europei e 5 milioni di americani siano affetti dal morbo di Alzheimer, di cui quasi la metà è costituita da anziani con 85 anni o più. Entro il 2050, il numero di persone di età superiore ai 65 anni con questa malattia potrebbero passare a numeri stratosferici, a meno che la scienza non trovi un modo per prevenire o trattare efficacemente questa malattia. In aggiunta alla condizione debilitante che la malattia causa, c’è il problema dei costi sanitari. Un nuovo rapporto dell’Alzheimer’s Association americana, ad esempio, dimostra che, in assenza di trattamenti modificanti la malattia, i costi complessivi di cura per malati di Alzheimer 2010-2050 supererà in America i 20 miliardi dollari.

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  • antonino scrive:

    Secondo la mia umilissima opinione, la veduta di coloro che si considerano scienziati o studiosi del caso, qualunque sia, non hanno molta vera conoscenza di tutto il corpo umano. Infatti non SI DEVE vedere solo un organo che sviluppa il male ma nell’insieme di tutto il corpo umano o meglio nell’intossicazione del sangue che, a causa delle errate alimentazioni l’intestino produce sangue intossicato che irrorando tutto il corpo umano intossica, a sua volta, le varie parti che compongono il corpo stesso e di conseguenza l’organo deputato alla purificazione, sia fegato, reni, o anche il cervello ne risente e di conseguenza ne nascono le cosidette malattie ma non dipenderà mai dal fegato solamente. Quindi ebbene che i signori studiosi si diano all’ippica.