Il gigante asiatico ha deciso di vietare il fumo nei locali pubblici dal 1° maggio. Un po’ come con la legge antifumo in Italia, quindi, anche la Cina ha deciso di tutelare la salute pubblica che causa enormi spese per il sistema sanitario – ovviamente pubblico.
In un paese che conta 300 milioni di fumatori, il più grande mercato in assoluto per le compagnie del tabacco, diventerà impossibile accendere una sigaretta in un locale pubblico, compresi bar, ristoranti e Internet point del Paese, autobus e altri edifici aperti al pubblico.
Gli introiti provenienti dalle imposte sul tabacco, infatti, il solo motivo per cui il governo aveva lasciato proliferare il vizio del fumo, non copre minimamente le spese mediche che il governo è costretto ada affrontare per le patologie collegate al fumo, soprattutto quello passivo, come tumore ai polmoni, cancro alla gola, malattie cardiovascolari e quant’altro.
Si stima infatti che circa 1 milione di cinesi muoia per patologie legate al tabacco, cifra destinata a crescere rapidamente a causa del progressivo invecchiamento di una popolazione che ormai supera il miliardo 300 milioni di individui e in cui ogni familia può mettere al mondo un solo figlio. Entro il 2030, secondo i dati del governo, le morti dirette e di ritorno legate al tabagismo diventeranno circa 3 milioni.
Tra i divieti anche quello di installare distributori automatici di sigarette nelle aree pubbliche e la presenza di programmi di informazione sui pericoli che corre chi fuma. Il ministero non ha ancora stabilito quali sanzioni e multe saranno applicate ai gestori dei locali che non si adegueranno alle nuove norme e ai cittadini. Il bando varrà anche sugli autobus. Unica “piccola” strana eccezione, sul posto di lavoro sarà ancora possibile fumare.