SAN FRANCISCO – L’Università di Stato di San Francisco ha pubblicato uno studio secondo il quale l’eliminazione di bevande zuccherate e cibo spazzatura (junk food) dalle scuole ha aiutato a rallentare il fenomeno dilagante dell’obesità giovanile, un fenomeno in rapida crescita anche in Italia. Lo studio è stato pubblicato sul numero di marzo del giornale Health Affairs.
“Questa è una delle prime ricerche a largo spettro dopo il cambiamento delle politiche nelle scuole della California,” dice l’autore principale dello studio Emma Sanchez-Vaznaugh, docente presso l’Università di San Francisco. Il Robert Wood Johnson Foundation Healthy Eating Research, New Connections Program ha finanziato la ricerca con 100.000 dollari.
Molte ricerche hanno mostrato come l’obesità infantile sia figlia non tanto del benessere, quanto dell’alimentazione scorretta e della mancanza di educazione alimentare e fisica. Questo fenomeno è in crescita negli Stati Uniti e in molti altri paesi che stanno adottando uno stile di vita simile. Negli States, il tasso di obesità è più che triplicato negli ultimi 30 anni. Oggi, un bambino su tre è sovrappeso o obeso. Lo scorso anno, i ricercatori del Centro per il Controllo delle Malattie e la Prevenzione hanno segnalato un’interruzione nella crescita del tasso di obesità, senza tuttavia riuscire a spiegare le ragioni di questo dato.
Tra il 2003 e il 2005, il governatore della California Schwarzenegger ha firmato delle leggi che regolamentano la distribuzione del cibo nelle scuole: si tratta di una serie di norme che impone l’eliminazione bevande ad alto contenuto di zucchero e di una restrizione alla vendita di “cibo spazzatura” in tutte le scuole pubbliche della California. Dopo questa decisione, molti altri Stati negli USA hanno seguito l’esempio di Terminator.
Sanchez-Vaznaugh e i coautori dello studio hanno utilizzato l’Indice di Massa Corporea, il cosiddetto BMI, per analizzare le variazioni di peso dei bambini al quinto anno di elementari e al settimo grado, corrispondente alla nostra seconda media. Lo studio ha comparato gli andamenti del BMI a partire dagli anni precedenti l’entrata in vigore delle nuove disposizioni in materia di cibo e bevande nelle scuole pubbliche. Ebbene, i dati mostrano che prima dell’entrata in vigore delle leggi l’indice BMI era in crescita in entrambe le classi di età (10-11 anni e 12-13 anni). Tuttavia, nei tre anni in cui le scuole hanno iniziato ad adottare le nuove regole, l’aumento dei bambini in sovrappeso si è notevolmente ridotto in entrambe le classi di età e indipendentemente dal sesso. Per le bambine del quinto anno di elementari, l’andamento del tasso di obesità non è cambiato particolarmente dopo l’entrata in vigore delle nuove disposizioni.
I ricercatori hanno anche osservato un particolare caso a Los Angeles, dove in un distretto della città erano entrate in vigore delle regole particolarmente rigide in materia di alimentazione precendentemente alle nuove leggi adottate dallo Stato della California. Prima dell’implementazione delle politiche alimentari, nel distretto si registrava un aumento dell’obesità sia tra i bambini di quinta elementare che tra quelli di seconda media. Quando i ricercatori hanno comparato questi dati con quelli successivi all’applicazione delle regole restrittive, hanno scoperto che l’aumento medio di peso si era fermato.
“Anche se lo Stato non può direttamente influenzare il comportamento degli studenti, il nostro studio mostra che di certo che politiche governative possono aiutare a definire l’ambiente nel quale i bambini fanno scelte alimentari e, quindi, formano le proprie abitudini. In questo modo, si può influenzare l’andamento della massa corporea media nell’intera popolazione studentesca,” ha dichiarato Sanchez-Vaznaugh. Tuttavia, ha ricordato, c’è ancora molto da fare per rimediare al dilagante fenomeno dell’obesità in California.
Un problema noto, ad esempio, è la presenza, in prossimità dei campus o delle scuole – specialmente in quartieri poveri – di negozi che vendono cibi poco sani e bevande che vanno nella direzione contraria rispetto alle politiche suddette. Inoltre, i budget limitati delle scuole publiche le portano a risparmiare sulla qualità del cibo e programmi fisici adeguati. “Solo il 40% dei nostri figli possono essere considerati dei bambini in perfetta forma fisica”.