Una nuova ricerca pubblicata sul Journal of Leukocyte Biology dimostra come l’intestino umano crea e mantiene la ‘tolleranza immunitaria’ in buone condizioni
Immaginate un singolo farmaco che tratta la maggior parte, se non tutte, le malattie autoimmuni, come l’asma, le malattie infiammatorie intestinali, e il Lupus. Potrebbe essere possibile grazie ad un team di ricercatori che hanno scoperto una molecola normalmente usato dal corpo per evitare inutili reazioni immunitarie. Questa molecola, che si pronuncia “alpha beta v 6,”, è responsabile per non fare reagire in maniera eccessiva il nostro sistema immunitario al passaggio del cibo, e può essere la nuova chiave che sblocchi una serie di terapie per le malattie autoimmuni.
“Attualmente non abbiamo metodi speciali per il trattamento delle malattie immunitarie più importanti; tutto quello che possiamo fare è inibire temporaneamente i sintomi clinici di queste malattie,” ha detto Ping Chang-Yang, un ricercatore coinvolto nel lavoro del Dipartimento di Patologia Molecolare e Medicina della McMaster University in Ontario, Canada. “I nostri risultati potrebbero potenzialmente ricalibrare la tolleranza del sistema immunitario in modo da indurlo a ‘correggere’ le condizioni patologiche in corso da solo.”
Gli scienziati hanno fatto questa scoperta nei topi, quando si accorsero che il loro intestino produceva l’alphavbeta6, quando ad assorbiva il cibo. Alphavbeta6, insieme con il cibo assorbito, ha indotto il corpo a produrre cellule immunitarie tolleranti, che hanno assicurato che il cibo non causasse una reazione eccessiva del sistema immunitario. I ricercatori hanno poi generato alphavbeta6 utilizzando cellule in coltura intestinali e hanno scoperto che potrebbero essere utilizzate per generare le cellule tolleranti del sistema immunitario necessarie per ridurre o eliminare reazioni immunitarie fuori controllo.
“Lo sviluppo di nuovi trattamenti e cure per le malattie è di solito un lungo processo che coinvolge una serie di piccoli passi ” ha dichiarato John Wherry vicedirettore del Journal of Leukocyte Biology. “A volte, tuttavia, gli scienziati fanno grandi salti in avanti. Mentre rimane il lavoro considerevole per stabilire se questa scoperta si traduca direttamente in nuove terapie, la scoperta alphavbeta6 riportata da questi scienziati è emozionante, se non straordinaria”.