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Incidente di Fukushima potrebbe causare 1300 morti e 2500 casi di cancro

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 18.07.2012

Rilevatore Geiger. Foto scattata presso la cittadina di Iitate, a 40 km da Fukushima indica 7,66 micro-sievert per ora. Crediti: GreenpeaceLe radiazioni della centrale nucleare di Fukushima potrebbero causare fino a 1.300 decessi per cancro, secondo un recente studio sulle conseguenze dell’incidente nucleare alla centrale giapponese dello scorso anno, il secondo più grave nella storia del nucleare civile.

Nel marzo del 2011 un fortissimo terremoto in mare, seguito da uno tsumani, hanno colpito la costa orientale del Giappone, danneggiando gravemente i sistemi di raffreddamento della centrale nucleare di Fukushima Daichii, a circa 300 km a nord di Tokyo. Per raffreddare  i reattori venne utilizzata acqua di mare e ci furono anche perdite radioattive nell’oceano, oltre che nell’atmosfera circostante. Esiste oggi una zona di interdizione intorno alla centrale di circa 30 km, dove nelssun uomo può entrare se non munito di tute anti-radiazioni e un rilevatore Geiger.

Il governo giapponese ha sempre negato rischi per la popolazione, ma oggi giunge uno studio che parla di una previsione di 2.500 casi di cancro, soprattutto in Giappone. I ricercatori lavorano presso l’Università americana di Stanford.

I fisici hanno incorporato le stime delle emissioni in un modello 3-D di previsione atmosferica globale, per riuscire a simulare gli effetti dell’esposizione alle radiazioni, che sono state  rilevate anche negli Stati Uniti e in Europa.

I casi di cancro potrebbero essere stati almeno 10 volte maggiori se la radiazione non fosse per lo più ricaduta in mare, ha detto Mark Z. Jacobson, co-autore della prima analisi dettagliata degli effetti sulla salute globale del disastro.

Fortunatamente infatti durante le prime settimane dall’incidente il vento ha portato la nube radioattiva verso l’oceano, evitando quindi pesanti conseguenze e addirittura l’evacuazione della capitale, Tokyo, ipotesi presa in considerazione dal governo giapponese e tenuta  fino a poco tempo fa segreta.

Lo studio è stato pubblicato ieri nella rivista Energy & Environmental Science.

“Siamo stati molto fortunati”, ha detto Jacobson, professore di ingegneria civile e ambientale a Stanford. “Gli effetti variano in modo significativo con le condizioni meteorologiche e l’unica ragione per cui questo incidente non è stato un enorme disastro è che l’81 per cento di tutte le emissioni è finita sull’oceano.”

Il fallout radioattivo ha costretto le autorità all’evacuazione di circa 160.000 persone intorno all’impianto, lasciando come eredità circa 132 chilometri quadrati di area inaccessibile e inabitabile per decenni. L’esposizione prolungata alle radiazioni nell’aria, nel terreno e nel cibo può infatti danneggiare il DNA, causando la leucemia e altri tumori.

Le migliori stime dei casi di cancro derivanti dal disastro di Fukushima erano finora ferme a 180 casi, ma lo studio di ieri alza l’asticella a 2500.

L’impianto nucleare di Fukushima Daiichi potrebbe aver emesso circa 900.000 terabecquerels di iodio 131 e cesio 137, due elementi radioattivi pericolosi per la salute umana. Il rilascio totale di radiazioni durante l’incidente di Chernobyl è stato stimato a circa 5,2 milioni di terabecquerels, più di 5 volte di più.

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