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L’esercizio fisico può migliorare i sintomi non motori del morbo di Parkinson

Scritto da Leonardo Debbia il 18.03.2019

 

In una recensione di alcuni studiosi comparsa sul Journal of Parkinson’s Disease, si legge che secondo un recente studio, l’esercizio fisico può migliorare i sintomi, sia motori che non, del morbo di Parkinson, inclusa la funzione cognitiva.

Il morbo di Parkinson è una malattia progressiva a lento decorso che influenza il movimento, il controllo muscolare e l’equilibrio.

Sebbene sia tradizionalmente considerato come una prevalente compromissione del movimento, oggi è stato riconosciuto come un disturbo multisistemico eterogeneo e viene evidenziato l’impatto significativo che i sintomi non motori hanno sulla qualità della vita di chi ne è affetto. Mentre sembra universalmente riconosciuto che l’esercizio fisico migliori i sintomi motori, quali il tremore, i disturbi dell’andatura e l’instabilità posturale, è meno chiaro l’effetto positivo dell’esercizio sui sintomi non motori del ‘Parkinson’ e, più particolarmente, sulla funzione cognitiva.

Si deve purtroppo constatare che il numero delle persone anziane, affette o meno dal Parkinson ma che presentano problemi cognitivi, è in costante aumento in tutto il mondo.

Questo problema è conseguente non solo ad un aumento sostanziale dei costi sanitari, ma influisce soprattutto sulla qualità della vita dei pazienti, dei familiari e di tutti coloro che sono preposti all’assistenza di questi malati.

E’ stato calcolato che fino al 57 per cento dei pazienti affetti da Parkinson sviluppa un lieve deterioramento cognitivo entro cinque anni dalla diagnosi iniziale ma, laddove si abbia una sopravvivenza superiore ai dieci anni, la maggioranza dei pazienti tende a sviluppare la demenza.

I meccanismi neurofisiologici che presiedono al declino cognitivo del Parkinson non sono pienamente compresi, ma un accumulo di placche amiloidi, disfunzioni mitocondriali e cambiamenti dei neurotrasmettitori sono condizioni che contribuiscono all’insorgenza della malattia.

Una revisione completa della letteratura in materia è stata condotta da ricercatori dell’Istituto di Movimento e Neuroscienze presso l’Università Tedesca dello Sport di Colonia, in Germania, e dal Gruppo di ricerca VasoActive, Scuola di Scienze della salute e dello sport, Università della Sunshien Coast, Queensland, Australia.

Gli studi esaminati includevano le indagini sugli effetti della coordinazione, sull’allenamento alla resistenza e sull’esercizio aerobico in relazione alla funzione cognitiva in pazienti con il Parkinson.

“L’esercizio fisico è generalmente associato ad un aumento della funzione cognitiva negli anziani, ma gli effetti negli individui affetti da Parkinson non sono noti appieno”, spiega il ricercatore capo, dr Tim Stuckenschneider.

Prima del mese di marzo 2018, sono stati condotti 11 studi su 500 pazienti con una gravità della sintomatologia che veniva generalmente migliorata dagli effetti dell’esercizio fisico, senza che si registrassero effetti negativi.

I ricercatori hanno così concluso che tutte le modalità con cui si eseguiva un esercizio fisico si potevano associare ad una migliore funzione cognitiva nei soggetti con Parkinson, pur ignorando quale fosse la modalità più efficace, in quanto modalità diverse possono influenzare in modo diverso la funzione cognitiva.

Ad esempio, l’esercizio aerobico tendeva a migliorare la memoria, ma diverse forme di esercizio, come il tapis roulant o l’allenamento stazionario in bicicletta, sebbene entrambi siano considerati esercizi aerobici, possono avere effetti diversi.

Sono necessari studi ulteriori che confrontino gli effetti delle diverse modalità di esercizio poiché il numero di progetti di alta qualità è ancora piuttosto limitato.

“Il potenziale dell’attività fisica per migliorare i sintomi motori e non motori è promettente e può aiutare a rallentare il progredire della malattia”, osserva Stuckenschneider. “E’ necessario comunque rivolgersi sia ai sintomi motori che alla funzione cognitiva e come questi obiettivi reagiscano all’esercizio fisico, dovendo essere poi definite le terapie più efficaci sia perchè i professionisti siano a conoscenza dei particolari programmi di allenamento, sia per migliorare la qualità della vita dei pazienti. Il nostro lavoro dimostra comunque che l’esercizio fisico è già di per sé una medicina”.

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