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Nuova ricerca sull’effetto placebo contro il mal di testa

Scritto da Federica di Leonardo il 23.05.2011

Mal di testaLa cefalea è un disturbo molto comune, infatti oltre il 90% delle persone vivono un mal di testa almeno una volta nella loro vita. I mal di testa comunemente sono di tipo tensivo (TTH) o emicrania. Essi hanno un alto impatto socioeconomico e possono disturbare la maggior parte delle attività quotidiane. I trattamenti vanno dalla farmacologia alle terapie comportamentali.

In uno studio pubblicato oggi on line sul Journal of Manipulative and Physiological Therapeutics, un gruppo di ricercatori olandesi ha analizzato 119 studi clinici randomizzati controllati (RCT) e ha determinato l’importante portata dell’effetto placebo e dell’effetto del “nessun trattamento” ( wait and see- aspetta e guarda) sul tasso di recupero della cefalea.

“La domanda che sorge è quali fattori potrebbero causare il miglioramento visto in questi gruppi,” ha commentato  Arianne P. Verhagen, professore assistente presso il  Department of General Practice, Erasmus Medical Center a Rotterdam. “L’obiettivo di questo studio era di analizzare gli effetti osservati sui gruppi che avevano subito “nessun trattamento”e sui gruppi di controllo con placebo in studi clinici con pazienti di emicrania e TTH”.

Negli studi clinici analizzati, i gruppi “nesssun trattamento” ed i gruppi placebo hanno avuto un alto tasso globale di recupero, del 36%. I gruppi di controllo negli studi farmacologici hanno dimostrato un tasso di risposta superiore a quella degli studi comportamentali, non-farmacologici. (38,5% vs 15,0%). I pazienti avevano tassi di recupero più elevati nei trattamenti acuti rispetto ai trattamenti profilattici (39,6% vs 32,8%). Sapere che una parte consistente di pazienti migliora senza trattamento è importante se si considerano i benefici ei rischi del trattamento di emicrania quotidiana.

Il trattamento farmacologico inizia in genere quando i trattamenti non farmacologici come il cambio di stile di vita, le terapie di rilassamento, le terapie cognitive e la rassicurazione non funzionano. Molti dei farmaci prescritti, come i farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS), possono portare ad eventi avversi e ad un uso eccessivo . Considerando i rischi di eventi avversi, gli autori raccomandano che “la prescrizione dei farmaci deve essere attentamente considerata e valutata con ogni singolo paziente. A causa dei risultati di recupero dei gruppi di controllo che non hanno subito ‘nessun trattamento’ in sperimentazione farmacologica, la domanda che nasce è se questo modo di prescrizione sia sempre preferibile a “nessun trattamento” (wait and see), soprattutto nella popolazione TTH “.

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