I superbatteri sono sempre più nelle preoccupazioni dei ricercatori, oltre che dell’opinione pubblica. Ora una nuova ricerca solleva preoccupazioni circa l’uso di terapie farmacologiche aggressive per trattare una vasta gamma di malattie come le infezioni da staffilococco aureo e da Clostridium difficile, la malaria, e persino il cancro.
“La strategia universalmente accettata di utilizzare farmaci aggressivi mirati per uccidere tutti gli agenti patogeni della malattia ha come conseguenza il problema di dare a qualsiasi agente patogene farmaco-resistente il massimo vantaggio evolutivo possibile”, afferma Troy Day, uno dei coautori di uno studio e ricercatore presso la Queen’s University.
I ricercatori fanno notare che mentre il primo obiettivo di un programma di trattamento farmacologico dovrebbe essere quello di rendere e mantenere un paziente sano, occorre anche lasciare il sistema immunitario del paziente in grado di lavorare.
Essi suggeriscono diverse strategie per affrontare la sfida degli agenti patogeni resistenti ai farmaci, tra cui il miglioramento della base di conoscenze, la scoperta di modi efficaci per rallentare la diffusione di agenti patogeni resistenti ai farmaci da persona a persona, e lo sviluppo di strategie per prevenire mutazioni resistenti ai farmaci.
Un esempio molto noto: il farmaco ‘miracoloso’ contro la malaria, la clorochina, sviluppato nel secolo scorso, è un perfetto esempio di farmaci aggressivi che portano alla crescita di agenti patogeni resistenti ad essi. Dal momento che i parassiti della malaria resistenti al farmaco non hanno dovuto competere con i parassiti che erano sensibili al principio attivo e che quindi sono stati uccisi grazie ad un aggressivo piano di trattamento con clorochina, ai parassiti resistenti è stato dato un enorme vantaggio evolutivo. Oggi purtroppo la clorochina è inutile come trattamento per la malaria nella maggior parte dell’Africa.
“Così come stanno le cose, non esiste nessuna ricerca che può dirci quale sia la strategia ottimale di somministrazione dei farmaci per mantenere l’efficacia del trattamento e mitigare l’evoluzione della resistenza”, dice il dottor Day. “Mentre è sicuramente necessario sviluppare nuovi medicinali che distruggono un ceppo evolutivo di un agente patogeno, dobbiamo essere chiari su quando e perché questa strategia dovrebbe essere scelta, in quanto essa porta con sé alcuni problemi molto chiari per quanto riguarda l’evoluzione della resistenza”.