Sono molte le novità che giungono dalle recenti ricerche su questi nostri antichi progenitori e gli ultimi studi ci offrono un quadro sempre più delineato della loro cultura.
Ne è trascorso di tempo da quando questi lontani ‘cugini’ erano considerati – sia dal grande pubblico che dalla comunità scientifica – poco più che degli scimmioni dai lineamenti rozzi, l’aspetto tozzo e poco gradevole, che si sono estinti, apparentemente senza una spiegazione ben definita. Ma col progredire delle conoscenze, abbiamo imparato a restituire loro una dignità.
Abbiamo scoperto che vivevano una vita organizzata, si dividevano con criterio il loro spazio vitale, praticavano – rivelando una certa spiritualità – il culto dei morti, conoscevano e usavano erbe officinali per curarsi e costruivano attrezzi appropriati per procacciarsi il cibo.
Dalle analisi del genoma poi, abbiamo appreso che alcuni geni Neanderthal sono addirittura rimasti in molti di noi, segno evidente che ci sono stati incontri e contatti molto intimi con i Sapiens.
Ed ora – ultimo in ordine di tempo, ma mai provato prima – ecco l’annuncio che probabilmente i Neanderthal avevano anche il dono della parola.
Lo hanno rilevato le indagini ai raggi X condotte sui resti rinvenuti nel sito israeliano di Kebara. Possiamo anche affermare che c’è qualcosa di italiano in questo studio, dato che ad eseguire l’esame è stato il Centro di Ricerca Elettra di Trieste con le analisi microtomografiche al sincrotrone sull’osso ioide proveniente dal sito esaminato.
Lo studio, per la verità, è internazionale, visto che ha coinvolto anche studiosi canadesi e australiani ed è stato riportato sulla rivista Plos ONE.
Il paleontologo Ruggero D’Anastasio, dell’Università di Chieti e il fisico Claudio Tuniz, del Centro internazionale di Fisica teorica di Trieste, sono i protagonisti della vicenda.
Ma vediamo com’è andata. L’osso ioide è l’unico osso del tratto vocale rinvenuto. Nell’essere umano moderno lo ioide fa da supporto alla laringe e serve da ancoraggio per la lingua e gli altri muscoli necessari per la comunicazione verbale.
Secondo lo studio, le proprietà biomeccaniche dell’osso sarebbero le stesse sia per i Neanderthal che per gli esseri umani attuali.
“Dal punto di vista della morfologia esterna, l’osso ioide dell’Homo neanderthalensis e quello dell’uomo moderno non presentano sostanziali differenze, mentre hanno una forma diversa da quella di altri primati, come lo scimpanzé”, afferma D’Anastasio. “Questa osservazione, da sola, non era però sufficientemente compatibile con la tesi dell’esistenza del linguaggio in questa specie del genere Homo. Per potersi pronunciare definitivamente, era necessaria l’analisi della microstruttura interna che si rimodella in base alle tensioni meccaniche cui l’osso è sottoposto”.
Per questo, si è dovuto ricorrere alla microtomografia, una tecnica a raggi X che effettua elaborazioni tridimensionali non effettuabili mediante la TAC tradizionale.
“Dopo le ricostruzioni di imaging a raggi X da noi eseguite”, dice Lucia Mancini, del TomoLAB di Elettra, “scienziati australiani e canadesi hanno effettuato delle simulazioni – utilizzate solitamente per testare materiali aerospaziali – per studiare le risposte biomeccaniche di un campione soggetto a determinate sollecitazioni, constatando significative analogie con lo ioide umano”.
In altre parole, l’Uomo di Neanderthal, dal punto di vista anatomico, sarebbe stato in grado di parlare, secondo i risultati di laboratorio e secondo le conclusioni di D’Anastasio.
Sulle forme di comunicazione erano già state avanzate ipotesi, suffragate da rinvenimenti.
Uno per tutti, il ‘flauto di Vivje Babe’, in Slovenia, un osso d’orso in cui erano stati praticati fori adatti ad un uso musicale, “con il quale i Neanderthal avrebbero forse potuto anche cantare e ballare”, come aggiunge Claudio Tuniz, l’altro studioso coinvolto nella ricerca.
C’è da chiedersi se sia stato il meccanismo di tensioni muscolari indotto dall’emissione di suoni modulati, a modificare nelle generazioni la forma dello ioide….o quest’ultimo a consentire con la sua casuale darwiniana mutazione morfologica la nascita del linguaggio umano…..