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Scoperto il più antico tumore osseo in un Neanderthal di 120mila anni fa

Scritto da Leonardo Debbia il 15.06.2013

La scoperta di un tumore osseo in un reperto di Neanderthal ha sorpreso non poco la comunità scientifica. Il cancro, considerato – a ragione – una delle malattie moderne più diffuse e ritenute proprie della nostra civiltà, sembra avere radici antiche. Se finora erano stati riscontrati casi di cancro databili tra i 4000 e i 1000 anni a.C. su reperti di antichi Egizi, era rarissimo trovarne traccia su fossili preistorici.

Crediti: High resolution CT scan. GW Weber (University of Vienna, Austria)

Crediti: High resolution CT scan. GW Weber (University of Vienna, Austria)

Ora, il frammento osseo scoperto in una grotta della Croazia, il sito di Krapina, è di gran lunga il più antico osso affetto da un tumore mai identificato prima d’ora in archeologia, dal momento che il reperto è stato datato sui 120mila anni.
La scoperta è stata fatta da un team internazionale croato-statunitense, guidato da Janet Monge, paleoantropologa e curatrice del Penn Museum, che ha esaminato e diagnosticato la patologia dell’esemplare di Neanderthal.

La displasia fibrosa negli esseri umani moderni, anche se benigna, si verifica più frequentemente di altri tumori ossei, e David Frayer, scienziato dell’Università del Kansas, afferma che “il ritrovamento di un tumore nei reperti fossili umani è estremamente raro”.

Ciò che lascia ancor più stupiti è che una malattia del genere fosse già presente in un ambiente pressoché incontaminato com’era quello in cui vivevano i Neanderthal 120mila anni fa e induce a ritenere che evidentemente quel tipo di ambiente non fosse sufficiente a proteggere quelle popolazioni da questo tipo di cancro.

Essendo stato rinvenuto assieme a circa 900 altri reperti fossili, è difficile, per il momento, stabilire se sia stato proprio questo male ad uccidere il suo portatore, anche perchè il fossile è incompleto e quindi non è stato possibile stimare gli effetti complessivi del tumore sull’individuo.

Ora, si aspettano gli esiti delle indagini strumentali, principalmente TAC e radiografie.“Sarà particolarmente interessante ricevere informazioni sulla storia dell’associazione degli esseri umani alla malattia neoplastica”, ha concluso Frayer.

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