Antichi virus, già scoperti negli uomini di Neanderthal, sono stati trovati anche nel moderno DNA umano dai ricercatori delle Università di Oxford e della Plymouth University del Regno Unito.
I ricercatori hanno confrontato i dati genetici fossili dei Neanderthal, quelli di un altro gruppo di antichi antenati dell’uomo moderno, i Denisovani e quelli di attuali pazienti oncologici.
E’ stata così trovata una prova dell’esistenza di virus comuni a Neanderthal, Denisovani e
DNA umano moderno, il che suggerisce che certi virus abbiano avuto origine e comunque fossero presenti nei nostri antenati comuni più di mezzo milione di anni fa.
Questa scoperta, sostenuta dal Wellcome Trust, la Fondazione britannica per la ricerca medica, e dal Medical Research Council (MRC) del Regno Unito, è riportata in Current Biology, e consentirà agli studiosi di approfondire i possibili legami tra virus antichi e malattie moderne, quali l’HIV e il cancro.
Circa l’8% del DNA umano è costituito da ‘retrovirus endogeni’ (ERVs), sequenze di DNA di virus che passano di generazione in generazione.
Questo DNA, che fa parte del 90% del nostro DNA e non ha alcuna funzione conosciuta, a volte viene anche chiamato ‘DNA spazzatura’.
“Non vorrei definirlo ‘spazzatura’ solo perché non sappiamo quale funzione esso svolga”, afferma Gkikas Magiorkinis, del Dipartimento di Zoologia presso l’Università di Oxford. “In determinate circostanze, due virus ‘spazzatura’ possono combinarsi e provocare l’insorgenza di una malattia e questo abbiamo già visto che accade negli animali.
Gli ERVs hanno dimostrato, se attivati da batteri, di poter provocare il cancro nei topi con un sistema immunitario indebolito”.
Gkikas e colleghi stanno cercando di capirne di più su questi antichi virus, appartenenti alla famiglia dei virus HML2, e sugli eventuali legami con cancro e HIV.
“La reazione di organismi di pazienti con HIV alla presenza di virus HML2 è relativa a quanto velocemente un paziente vada incontro all’AIDS, per cui si può ipotizzare che un collegamento con questi virus esista”, ha detto Magiorkinis, autore dello studio.
“I pazienti affetti da HIV sono a rischio molto più elevato di sviluppare il cancro per ragioni che non sono tuttavia ancora chiare. E’ possibile che alcuni fattori di rischio siano genetici e possano essere fatti risalire ai virus HML2.
Questi fattori potrebbero venire riattivati nel cancro e nella infezione da HIV, e quindi in futuro potrebbero risultare ottimi bersagli di una terapia”.
Al momento, è tutto in fase di studio.
Il team sta indagando se sia possibile che questi antichi virus aumentino il rischio di una persona per lo sviluppo di malattie come il cancro.
Combinando la teoria evolutiva e la genetica delle popolazioni con la tecnologia del sequenziamento genetico, si cerca di provare se questi virus siano ancora attivi e possano causare malattie negli esseri umani moderni.