
C. elegans sopravvive nello spazio
L’astrofisico Stephen Hawking ritiene che se l’umanità ha intenzione di sopravvivere dobbiamo preparare i bagagli e colonizzare lo spazio. Ma, siamo pronti alla sfida?
Gli scienziati della University of Nottingham sostengono che il Caenorhabditis elegans (C. elegans), un microscopico verme biologicamente molto simile all’essere umano, potrebbe aiutarci a capire se siamo in grado di resistere a esplorazioni nello spazio di lunga durata.
La ricerca, pubblicata mercoledì 30 Novembre su Interface, dimostra che nello spazio C. elegans si sviluppa e riproduce così come fa sulla Terra. Questa capacità lo rende un tester ideale per capire gli effetti di una prolungata esplorazione spaziale.
Nel dicembre 2006 un team di scienziati guidato dal Dr Nathaniel Szewczyk della Division of Clinical Physiology in the School of Graduate Entry Medicine, spedì nello spazio 4000 C. elegans a bordo dello Space Shuttle Discovery. I ricercatori riuscirono con successo a monitorare il comportamento di 12 generazioni di vermi.
Il Dr Szewczyk sostiene: “Diversi scienziati sono concordi nel dire che noi uomini potremmo colonizzare altri pianeti. Sebbene possa sembrare fantascienza, è anche vero che se l’uomo ha intenzione di evitare l’estinzione è necessario trovare il modo di vivere su altri pianeti. Molte agenzie spaziali mondiali si stanno impegnando su questo fronte.
“Sebbene possa essere sorprendente, molti cambiamenti biologici durante i voli spaziali coinvolgono allo stesso modo sia i vermi che gli uomini”.
Molti esperti credono che la sopravvivenza del genere umano dipenda dalla possibilità di colonizzare altri pianeti. Chiaramente ci troviamo ad affrontare importanti sfide dovute ai lunghi tempi di permanenza nello spazio: l’esposizione alle radiazioni e il deterioramento musco-scheletrico sono gli ostacoli più temuti.
Il C. elegans era già stato impiegato sulla Terra nell’ambito della biologia umana, adesso potrebbe aiutarci a ipotizzare una vita su Marte.
La mappa genetica del C. elegans è la prima tra quelle degli organismi multi cellulari ad essere stata completata, e molti dei 20.000 geni del C. elegans si comportano allo stesso modo di quelli umani. Duemila si occupano della funzione muscolare, e circa il 50% hanno ovviamente una controparte nel corpo umano.
Sostiene il Dr Szewczyk: “Questi vermi ci permettono di identificare possibili cambiamenti nella crescita, nello sviluppo, nella riproduzione e nel comportamento di fronte a particolare condizioni ambientali, in un modo sicuro ed economico.”
La missione del 2006 che ha permesso questo studio fu poi seguita da un’altra missione nel Novembre 2009 e alcuni risultati di quest’ultima furono pubblicati precedentemente sulla rivista PLoS ONE: http://tiny.cc/plosonespacemission
I Risultati delle due missioni dimostrano che il team di ricerca non si limiterà a spedire nello spazio i vermi, ma effettuerà anche esperimenti su di essi. Ulteriori risultati, compreso un meccanismo che permette ai muscoli di auto-ripararsi verranno pubblicati a breve.