L’analisi genetica del femore di un antico siberiano vissuto 45mila anni fa, agli inizi del Paleolitico superiore, è stato rinvenuto lungo un fiume nella Siberia occidentale e ha rivelato tracce di una precedente antica mescolanza tra Homo Sapiens e Neanderthal, portando quindi a rivedere le nostre conoscenze in materia.
Alla luce del ritrovamento, i primi incroci tra Neanderthal ed esseri umani moderni potrebbero essere fatti risalire a 50-60mila anni fa, all’epoca della prima migrazione dei nostri antenati fuori dall’Africa e alla loro diffusione verso l’Asia e l’Europa.
Questi primi incroci andrebbero, in sostanza, retrodatati di 20mila anni rispetto a quanto ritenuto finora, con qualche considerazione da aggiungere.
Area della Siberia in cui è stato rinvenuto il femore fossile (crediti: Peter Blakely, Redux)
Lo studio è stato pubblicato su Nature da un gruppo di ricercatori dell’Accademia Cinese delle Scienze, in collaborazione con i colleghi del Max Planck Institut di Lipsia, in Germania, che si sono occupati della datazione del reperto fossile con il metodo del radiocarbonio e delle analisi chimiche e genetiche.
Il femore era stato rinvenuto nel 2009 nel sito di Ust-Ishim, lungo le rive del fiume Irtysh, un affluente dell’Ob.
Le analisi chimico-isotopiche dell’osso hanno accertato che l’individuo era vissuto in un periodo caldo e aveva seguito una dieta alquanto variegata, a base sia di carne che di vegetali, ma soprattutto nutrendosi di pesce.
L’analisi genetica è stata alquanto sorprendente, dal momento che ha rivelato un apporto genetico da parte dei Neanderthal.
Pare che la componente Neanderthal rappresenti il 2,3 per cento del genoma del reperto, una percentuale molto vicina a quella degli attuali abitanti dell’estremo Oriente, che si aggira tra l’1,7 e il 2,1 per cento e degli Europei, che oscilla tra l’1,6 e l’1,8 per cento.
Basandosi sulla lunghezza di queste sequenze genomiche, i ricercatori hanno calcolato che l’incrocio tra Sapiens e Neanderthal potrebbe essere avvenuto da 232 a 430 generazioni prima, corrispondenti ad un intervallo di tempo tra i 7000 e i 13mila anni prima della nascita di questo individuo.
Non è stata rilevata, invece, alcuna traccia genetica dei Denisova, la terza specie umana arcaica, rinvenuta nell’Oceania e in Asia orientale soltanto nel 2010.
Ora, il modello delle migrazioni ‘out of Africa’ prevede una prima ondata migratoria attorno ai 60mila anni fa che, seguendo le coste meridionali dell’Asia, avrebbe dato origine alle popolazioni attuali dell’Oceania, mentre europei e asiatici attuali discenderebbero da una seconda migrazione più recente (37mila anni fa).
La scoperta del femore di Ust-Ishim e la sua datazione (45mila anni fa) pone gli antichi siberiani in una posizione più affine ad asiatici e nativi americani che non ai discendenti della prima migrazione, spingendo a ritenere che si tratti di tracce evidenti di una terza migrazione intermedia verso il nord del continente asiatico.
Il primo contatto in assoluto tra Sapiens e Neanderthal sarebbe quindi da individuarsi in questa migrazione intermedia, come del resto è stato confermato dalle analisi genetiche.
Questa conclusione viene confutata da chi, invece, ritiene che il fossile siberiano, vista l’alta percentuale di Neanderthal del suo patrimonio genetico, appartenesse ad una popolazione da non considerarsi una diretta nostra antenata, ma che si sarebbe probabilmente estinta in epoche più recenti, forse durante una glaciazione.