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I Neanderthal disponevano di lance con cui potevano cacciare le prede a distanza

Scritto da Leonardo Debbia il 19.02.2019

Da quando fu scoperto e riconosciuto come un nostro lontano antenato, abbiamo sempre immaginato l’Uomo di Neanderthal come un bruto, un essere poco intelligente e con scarse capacità manuali; un essere che fu considerato ‘inferiore’ rispetto ai cugini umani moderni suoi contemporanei.

Dopo i rinvenimenti fossili degli ultimi decenni, piano piano sono state acquisite valide prove che negavano sempre più questa convinzione, rendendo i Neanderthal sempre più ‘umani’.

Ora, un nuovo studio degli archeologi dell’University College di Londra (UCL), per la prima volta dimostra che i Neanderthal, in realtà, furono capaci anche di produrre armi abbastanza avanzate, che consentivano di uccidere le prede da una certa distanza.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Report, ha sperimentato gli effetti del lancio di alcuni modelli, copie delle lance Neanderthal usate 300 anni fa nel sito di Schoningen, in Germania – considerate le più antiche armi rinvenute nella documentazione archeologica – per verificare se i lanciatori avrebbero potuto veramente colpire un bersaglio a distanza.

 

Punta di una lancia in legno di 400mila anni fa, conservata al Natural History Museum di Londra (crediti: Annemieke Milks)

Punta di una lancia in legno di 400mila anni fa, conservata al Natural History Museum di Londra (crediti: Annemieke Milks)

“Riteniamo importante questo studio”, ha dichiarato l’archeologa Annemieke Milks, dell’Istituto di Archeologia presso la UCL, che ha condotto la ricerca. “E’ una prova che i Neanderthal erano abbastanza esperti dal punto di vista tecnologico ed erano capaci di cacciare mettendo in atto varie strategie di caccia, non solo incontri ravvicinati che avrebbero potuto comportare molti rischi. E questo li denota senza dubbio come esseri intelligenti e capaci”.

Lo studio ha infatti dimostrato che le lance di legno avrebbero permesso ai Neanderthal di usarle a distanza e di non essere quindi costretti ad uccidere le prede avvicinandole, come era stato finora ritenuto.

Queste ‘lance di Schoeningen’ consistono in una serie di dieci lance in legno del Paleolitico, riportate alla luce tra il 1994 e il 1999 in una miniera di lignite a cielo aperto, insieme a circa 16mila ossa di animali. Si tratta delle più antiche armi da caccia dell’Europa preistorica che sono giunte completamente conservate fino ad oggi.

Eccetto queste, soltanto un frammento di lancia di 400mila anni fa è stato rinvenuto a Clacton-on-Sea, in Inghilterra, ed è conservato al Natural History Museum di Londra.

Lo studio sulle dieci lance è stato portato avanti con l’aiuto di sei atleti lanciatori di giavellotto per verificare se le lance potevano realmente esser scagliate con efficacia contro un bersaglio posto ad una certa distanza.

Owen O’Donnel, uno studente della UCL, ha realizzato due modelli-copie delle lance, ricostruendoli in legno di abete con una punta in pietra, che riproducevano accuratamente le lance del Pleistocene; una, del peso di 760 grammi, l’altra di 800 grammi, in conformità con le caratteristiche degli originali.

I giavellottisti hanno mostrato di poter colpire l’obiettivo, posto fino a 20 metri di distanza, con un impatto significativo che si sarebbe tradotto in una sicura uccisione della preda. Si trattava di una distanza doppia di quella stimata dagli antropologi. Una prova in più che avvalorava la capacità tecnologica dei Neanderthal.

“L’uso delle armi come strumento per uccidere è un passo avanti determinante, che non è mai stato definito con esattezza nel corso dell’evoluzione umana”, dichiara il dott. Matt Pope, co-autore dello studio. “Ci siamo sempre serviti di attrezzi e abbiamo esteso le nostre capacità attraverso l’innovazione tecnica. Capire quando i primi umani possano aver sviluppato le capacità per uccidere a distanza rimane ancora un interrogativo aperto, ma importante per definire meglio la nostra storia evolutiva”.

Il dott. Milks conclude: “Il nostro studio mostra che la caccia a distanza faceva parte probabilmente del repertorio delle strategie di caccia dei Neanderthal e la flessibilità comportamentale rispecchia da vicino quella della nostra specie. Questa è un’ulteriore prova che riduce il divario tra i Neanderthal e gli esseri umani moderni”.

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