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Una sepoltura con fiori prova i riti funebri dei Neanderthal

Scritto da Leonardo Debbia il 24.04.2020

Il primo scheletro ‘articolato’ di un Neanderthal è stato riportato alla luce in uno dei siti più importanti dell’archeologia del XX secolo, la grotta di Shanidar, nel Kurdistan iracheno.

Il sito era stato scavato negli anni ’50 del secolo scorso, e l’archeologo Ralph Solecki, della Columbia University di New York, vi aveva scoperto molti resti parziali di uomini, donne e bambini Neanderthal.

Foto: Graeme Barker / Università di Cambridge

Foto: Graeme Barker / Università di Cambridge

La sorpresa maggiore era venuta dalla constatazione che assieme a qualche individuo fossero rinvenuti granuli di polline fossile.

Secondo Solecki, questa associazione mostrava che i Neanderthal usavano seppellire i loro morti, celebrando i rituali funebri con fiori.

La cosiddetta ‘sepoltura dei fiori‘ ebbe un forte impatto sull’opinione pubblica e di conseguenza un effetto di rivalutazione di questa specie ‘umana’ che, prima dello scoperta della grotta di Shanidar, era ritenuta poco più che bruta, quasi animalesca.

L’evento scatenò anche una controversia, durata decenni, tra gli studiosi, facendo emergere forti dubbi sulla ipotesi che questo sito potesse indicare effettivamente l’usanza di rituali legati alla morte o a una sepoltura intenzionale di qualsiasi tipo e che i Neanderthal fossero stati realmente capaci di una simile raffinatezza culturale.

Più di 50 anni dopo, un team di ricercatori delle Università di Cambridge e della Birkbeck Liverpool John Moores ha ora effettuato una ricognizione dell’antica sepoltura di Shanidar per la raccolta di nuovi campioni di sedimenti, scoprendo un cranio e le ossa schiacciate del tronco di un altro Neanderthal.

La nuova scoperta è stata chiamata Shanidar Z.

Il lavoro è stato condotto in collaborazione con la direzione generale delle antichità del Kurdistan e la direzione delle antichità per la provincia di Sora ed i risultati sono stati resi noti dalla rivista Antiquity.

“Queste ricerche su come i Neanderthal abbiano avuto cura dei propri morti debbono far riconsiderare i reperti risalenti anche a sessanta o addirittura cento anni fa, quando le tecniche archeologiche erano più limitate”, avverte la dott.ssa Emma Pomeroy, del Dipartimento di archeologia dell’ Università di Cambridge, autore leader del nuovo studio.

Nel 2011 il governo curdo aveva contattato l’archeologo Graeme Barker, dell’Università di Cambridge, per una ricognizione della grotta di Shanidar, ma il pericolo rappresentato dall’ISIS in quel periodo aveva fatto naufragare il progetto, che però fu ripreso nel 2014, con il rinvenimento di altre ossa di Neanderthal.

“Volevamo ispezionare i luoghi in cui erano stati rinvenuti i Neanderthal negli anni ’50, ma non ci aspettavamo certo di trovare ulteriori resti”, dice Baeker.

Nel 2016 poi, in una delle parti più profonde della grotta, emerse una costola dalla parete, seguita da una vertebra lombare e quindi dalle ossa di una mano destra chiusa a pugno.

Prima di riesumare lo scheletro, fu necessario scavare con cura metri di sedimenti.

Nei due anni seguenti, 2018 e 2019, furono scoperti un cranio completo, appiattito da sedimenti di migliaia di anni e ossa della parte superiore del corpo, con la mano sinistra ripiegata sotto la testa, come si fosse trattato di un piccolo cuscino.

Le prime analisi suggerirono che lo scheletro fosse da attribuire a circa 70mila anni fa.

Mentre il sesso deve essere ancora determinato, la dentatura sembra quella di un adulto di mezza età.

Shanidar Z è attualmente nei laboratori di Cambridge dove viene scansionato per la ricostruzione digitale, mentre si provvede alla ripulitura dai molti strati di limo.

Il team sta lavorando anche su altri campioni associati alla nuova scoperta, per avere una conferma di eventuali cambiamenti climatici, possibili attraverso l’esame di gusci di lumache, ossa di antichi topi, nonché tracce di polline e carbone, che potrebbero offrire informazioni su attività quali la cucina e la famosa ‘sepoltura dei fiori’.

Quattro degli individui, e a maggior ragione la ‘sepoltura dei fiori’, ripropongono il quesito sulle capacità dei Neanderthal di ritornare nella stessa zona della grotta dove erano sepolti i loro morti, come una vera e propria visita ad un cimitero.

“Una grossa roccia vicino alla testa di Shanidar Z potrebbe benissimo rappresentare una sorta di ‘pietra tombale’ per i Neanderthal che avevano depositato intenzionalmente i loro morti”, sostiene Pomeroy – “anche se sarà difficile determinare se il tempo tra le morti sia stato di settimane, decenni o addirittura di secoli”.

“Negli ultimi anni abbiamo raccolto sempre più prove che i Neanderthal erano sofisticati più di quanto si pensasse”, aggiunge l’archeologa. “Dai disegni delle grotte all’uso delle conchiglie decorative come ornamenti. Se questi antichi umani avessero usato la grotta di Shanidar anche come cimitero per ripetuti riti funebri dei loro morti, potremmo davvero concludere di essere di fronte ad una complessità culturale di alto livello”.

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