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Cometa ISON si disintegrerà al passaggio vicino al Sole?

Il "giro di boa" della cometa ISON previsto il prossimo 28 novembre, quando giungerà al perielio, il punto più vicino al Sole

Scritto da Paolo Ferrante il 14.10.2013

Il “giro di boa” della cometa ISON previsto il prossimo 28 novembre, quando giungerà al perielio, il punto più vicino al Sole, potrebbe essere fatale per l’ammasso di roccia e ghiaccio? Secondo uno studio appena pubblicato dagli scienziati del Lowell Observatory and Southwest Research Institute (SwRI), basato su una simulazione numerica, sembrerebbe di no.

 Crediti: NASA

L’approccio della cometa ISON al Sole il prossimo novembre potrebbe regalarci uno spettacolo memorabile, quando arriverà a soli 1,7 raggi solari dalla superficie del nostro astro, dove subirà temperature vicine a 2700 gradi centigradi.

Ma per gli scienziati interessati a dedurre le sue proprietà fisiche, sapere ciò che accadrà dopo è di fondamentale importanza. Il posizionamento della cometa al suo ritorno dal perielio renderà infatti più favorevole l’osservazione dalla Terra. Ma se la cometa non ha alcuna speranza di sopravvivere, questi sforzi sarebbero vani e tutta la preparazione che ne comporta potrebbe essere evitata. E’ per questo che la comunità scientifica guarda con attenzione studi di questo genere, anche se basati su modelli numerici e quindi con un certo grado di errore.

I possibili risultati variano dalla disintegrazione definitiva della cometa, con nessun residuo del corpo celeste che possa tornare indietro, alla sopravvivenza iniziale dopo l’incontro col Sole, ma solo per frammentarsi nei successivi giorni o settimane, o nella migliore delle ipotesi ad una sopravvivenza completa, che permetterebbe alla cometa di tornare nelle profondità dello spazio ai confini del nostro sistema solare per intatto per un’altro ciclo.

Anche se poco si sa circa le dimensioni esatte della cometa ISON, scoperta solo nel 2012 da astronomi russi, per non parlare delle sue  densità e composizione, i ricercatori coinvolti nello studio finanziato dalla Lunar Science Institute della NASA hanno eseguito nuove simulazioni numeriche e le hanno confrontate con altri casi. Ad esempio, nel 2011 la cometa Lovejoy passò molto più vicino al Sole rispetto a ISON, e anche se parzialmente danneggiata, è stata osservata dalle sonde STEREO della Nasa riemergere dalla corona solare e allontanarsi di nuovo dal Sole.

Comunque, data la vicinanza, a meno che la cometa ISON non sia abbastanza grande, il calore del Sole potrebbe distruggerla attraverso l’evaporazione dei suoi ghiacci. Le comete più piccole di 200 metri di diametro si disintegrano quasi sempre quando passano a quella distanza, ma le misurazioni preliminari suggeriscono che la cometa ISON supererà il test.

Un’altra prova che la cometa ISON dovrà superare sono forze mareali del Sole, che cercheranno di far cambiare rotta alla cometa ISON durante il passaggio ravvicinato. In questo caso una proprietà importante è la densità della cometa. A meno che ISON non sia molto insolita, dovrebbe essere abbastanza densa da resistere anche a questa prova.

Un altro fattore è lo spin della cometa, ossia la sua rotazione attorno al proprio asse. Se una cometa è retrograda ha più probabilità di sopravvivere perché la rotazione contraria alla rivoluzione annulla alcune delle forze di marea nelle prossimità del Sole. L’effetto opposto ci sarebbe invece se la cometa ruotasse nel senso della sua rivoluzione attorno al Sole. In questo caso la direzione di rotazione aumenterebbe le forze di marea.

I dati riguardanti la cometa ISON sono in realtà molto pochi ed è difficilissimo ottenere informazioni sul corpo celeste finché non si mostrerà pienamente, quando cioè il vento solare inizierà a scaldare e far sciogliere il ghiaccio presente sulla superficie per creare il famoso effetto che viene chiamato “coda” della cometa.

La cometa ISON potrebbe rivelarsi uno spettacolo indimenticabile nell’emisfero boreale, simile a quanto avvenne con Hale-Bopp nel 1997. La cometa non rappresenta alcun pericolo per la Terra, in quanto il punto più vicino a noi sarà ben 16 volte la distanza Terra-Luna. Questa cometa, come le altre comete provenienti dalla Nube di Oort, non ha finora mai subito stress gravitazionali né shock termici, e questo potrebbe creare una lunga coda luminosissima facendola diventare circa 100 volte più luminosa di Venere e probabilmente anche più luminosa della Luna.

A inizio dicembre la cometa dovrebbe cominciare ad essere visibile a occhio nudo, rimanendo visibile fino a metà gennaio 2014.

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