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Scoperto un asteroide tenuto insieme dalle forze di Van der Waals

Scritto da Leonardo Debbia il 17.08.2014

I ricercatori della University of Tennessee, Knoxville hanno fatto una scoperta che, oltre ad essere una sorpresa del tutto inaspettata, suggerisce come si potrebbe proteggere la Terra da eventuali future collisioni con asteroidi.

Il team americano ha esaminato l’asteroide 1950 DA, un ‘Near Earth Object’ del diametro di 1,3 chilometri, ossia un corpo celeste che fa parte del Sistema solare la cui orbita potrebbe intersecare – ma si parla tra circa 800 anni – l’orbita della Terra, scoprendo che ruota molto velocemente su se stesso, e che è tenuto insieme soltanto dalle forze coesive di Van der Waals, forze mai prima d’ora viste in azione su un asteroide.

Asteroide 433 Eros

La notizia giunge dalla rivista scientifica Nature di questa settimana.

Le precedenti osservazioni, infatti, avevano finora rivelato che gli asteroidi possono essere costituiti anche da accumuli di materiali diversi, tenuti insieme dalla forza di gravità e dall’attrito.

Il team composto dagli astrofisici Ben Rozitis, Eric MacLennan e Joshua Emery – quest’ultimo docente presso il Dipartimento di Scienze della Terra a Knoxville – ha scoperto che UT 1950 DA gira così velocemente da sfidare apparentemente queste forze.

Osservando le immagini termiche e la deriva orbitale per calcolare l’inerzia termica e la densità apparente dell’asteroide, gli studiosi hanno rilevato le forze di coesione agenti in un ambiente con scarsa gravità.

“Abbiamo scoperto che 1950 DA ruota più velocemente del limite di rottura per la sua densità”, ha affermato Rozitis.

Il motivo per cui i materiali costituenti non si disperdono nello spazio è da ricercarsi quindi nell’azione delle forze di Van der Waals, le deboli forze d’attrazione a livello molecolare e atomico.

In altre parole, se non ci fossero queste deboli forze tra molecole a tener insieme l’asteroide, i suoi pezzi si sparpaglierebbero rapidamente nello spazio.

La velocità di rotazione dell’asteroide è così elevata che al suo equatore la gravità è negativa e un astronauta che non fosse ancorato alla sua superficie verrebbe proiettato nello spazio.

Questa scoperta, già sensazionale, offre inoltre lo spunto per cercare di fermare potenziali impatti di asteroidi o corpi celesti minori sulla superficie terrestre.

“Dopo l’impatto di un asteroide a Chelyabinsk, in Russia, del febbraio 2013, si è rinnovato tra gli scienziati l’interesse per capire come affrontare la potenziale pericolosità di un asteroide”, dichiara Rozitis. “Capire che cosa tiene insieme questi asteroidi è fondamentale per mettere in atto le strategie per prevenire impatti futuri”.

Questa ricerca rivela alcune tecniche possibili, quali, ad esempio, un dispositivo di simulazione cinetica che potrebbe essere posto in rotta di collisione con l’asteroide. Questa tecnica potrebbe destabilizzare le forze coesive che tengono insieme l’asteroide, provocandone la rottura in più parti.

Resterebbe poi da valutare se sia comunque più dannoso per la Terra un singolo impatto o piuttosto una pioggia di meteoriti.

Ma, in ogni caso, per quest’ultima valutazione, c’è ancora tempo.

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