Utilizzando telescopio spaziale Spitzer della NASA, gli astronomi hanno confermato la scoperta del più vicino pianeta roccioso al di fuori del nostro sistema solare, più grande della Terra e una potenziale miniera d’oro di dati scientifici. Dopo l’annuncio, qualche giorno fa, del più simile pianeta extra-solare mai scoperto, la Nasa continua a pubblicare i risultati della sua incessante ricerca di pianeti extrasolari.
Soprannominato HD 219134b, questo esopianeta, che orbita troppo vicino alla sua stella per sostenere la vita, è a soli 21 anni luce di distanza da noi. Mentre il pianeta stesso non può essere visto direttamente, nemmeno dai telescopi, la stella intorno a cui orbita è visibile ad occhio nudo vicino alla costellazione di Cassiopea, vicino alla Stella Polare.
HD 219134b è anche l’esopianeta più vicino alla Terra ad esser stato rilevato grazie alla tecnica del transito di fronte alla sua stella e, quindi, è un obiettivo ideale per una vasta ricerca scientifica.
“I pianeti extrasolari in transito valgono a peso d’oro, perché possono essere ampiamente caratterizzati”, ha detto Michael Werner, lo scienziato del progetto per la missione Spitzer al Jet Propulsion Laboratory della NASA (JPL) di Pasadena, in California. “Questo esopianeta sarà uno dei più studiati nei decenni a venire”.
Il pianeta, inizialmente scoperto utilizzando strumento HARPS-North e dal telescopio italiano Galileo presso le Canarie, è oggetto di uno studio accettato per la pubblicazione sulla rivista Astronomy & Astrophysics.
L’autore dello studio, Ati Motalebi dell’Osservatorio di Ginevra, in Svizzera, ha detto che crede che il pianeta sia un obiettivo ideale per il futuro James Webb Space Telescope della NASA, previsto in orbita nel 2018.
“Webb e i prossimi grandi osservatori terrestri dovrebbero di certo puntare questo pianeta ed esaminarlo in dettaglio”, ha detto Motalebi.
Solo una piccola frazione dei pianeti può essere rilevato grazie al transito davanti alla stella ospite, a causa del fortunato orientamento dell’orbita rispetto alla Terra. Quando l’orientamento è corretto, l’orbita del pianeta si pone tra la sua stella e la Terra, e in questo modo l’oscuramento della luce è rilevabile. Questo oscuramento della stella viene catturato da osservatori come Spitzer, e può non solo rivelare le dimensioni del pianeta, ma anche dare indizi sulla sua composizione.
“La maggior parte dei pianeti noti sono a centinaia di anni luce di distanza. Questo pianeta è praticamente un vicino di casa”, ha detto l’astronomo e coautore dello studio Lars A. Buchhave del Centro Harvard-Smithsonian per l’Astrofisica di Cambridge, Massachusetts. Per riferimento, il pianeta più vicino noto è GJ674b a 14,8 anni luce di distanza; la sua composizione è però sconosciuta.
HD 219134b è stato avvistato dallo strumento HARPS-North con un metodo chiamato “tecnica della velocità radiale”, in cui la massa di un pianeta in orbita grazie all’attrazione gravitazionale che esercita sulla sua stella. La massa del pianeta era stata calcolata per essere all’incirca di 4,5 volte quella della Terra, e la sua orbita di tre giorni attorno alla sua stella.
Misure agli infrarossi di Spitzer hanno rivelato che le dimensioni del pianeta, che sono appena circa 1,6 volte quella della Terra. Combinando le dimensioni e la massa, questo ha permesso ai ricercatori di calcolare la densità (sei grammi per centimetro cubico) – il che conferma che HD 219134b è un pianeta roccioso.
Ora l’obiettivo è quello di cercare di catturare informazioni chimiche attraverso la luce della stella quando il pianeta le passa davanti. Se il pianeta ha un’atmosfera, le sostanze chimiche in essa possono imprimere una firma caratteristica nella luceche giunge fino a noi, e in tal modo si può risalire alla composizione della sua atmosfera.
Pianeti rocciosi come questo, con con proporzioni simili alla Terra, appartengono a una classe crescente di pianeti chiamati super-Terre.
“Grazie alla missione Kepler della NASA, sappiamo che le super-Terre sono onnipresenti nella nostra galassia, ma sappiamo ancora molto poco sul loro conto”, ha detto il co-autore Michael Gillon dell’Università di Liegi, in Belgio, scienziato di punta per le rilevazioni di pianeti con l’osservatorio Spitzer. “Ora abbiamo un campione locale per studiare in modo più approfondito. Può essere considerato una sorta di stele di Rosetta per lo studio delle super-Terre”.