Osservando la Luna utilizzando il telescopio VLT (Very Large Telescope) dell’ESO, gli astronomi hanno trovato prove di vita sulla Terra in modo indiretto. Proprio così, trovare la vita sul nostro pianeta può sembrare un’osservazione banale, ma il nuovo approccio di un team internazionale potrà in futuro portare a scoperte di vita altrove, nell’universo. Il lavoro è descritto in un articolo che è apparso nel numero del 1° marzo della rivista Nature.
“Abbiamo usato un trucco, ossia l’osservazione della luce cinerea che ci ha permesso di guardare la Terra come se fosse un pianeta extrasolare”, ha detto Michael Sterzik (ESO), autore principale dello studio. “Il sole illumina la Terra e questa luce viene riflessa sulla superficie della Luna. La superficie lunare agisce come uno specchio gigante e riflette la luce della Terra che torna di nuovo verso di noi – e questo è ciò che abbiamo osservato con il VLT “.
Gli astronomi hanno analizzato la fioca luce che torna sulla Terra e che è caratterizzata dalla combinazione di gas dell’atmosfera terrestre, come l’ossigeno, l’anidride carbonica e il vapore acqueo che sono i segni rivelatori della presenza di vita organica. Questo metodo permetterà di capire a cosa dovrà somigliare un pianeta con la presenza di vita nelle future osservazioni al di fuori del nostro Sistema Solare.
Le impronte della vita sono difficili da trovare con i metodi convenzionali, ma il team ha sperimentato un nuovo approccio che si è rivelato più sensibile. Piuttosto che limitarsi a guardare la luminosità la luce riflessa nei diversi colori, i ricercatori hanno anche guardato la polarizzazione della luce, un approccio chiamato spettropolarimetria. Applicando questa tecnica alla luce riflessa osservata con il VLT, la “firma della vita” della Terra è apparsa molto forte.
Il co-autore dello studio Stefano Bagnulo, italiano che lavora presso l’osservatorio di Armagh, in Irlanda del Nord, Regno Unito, spiega i vantaggi della tecnica: “La luce di un pianeta extrasolare lontano è oscurato dal bagliore della stella ospite, quindi è molto difficile da analizzare – un po’ come cercare di studiare un granello di polvere accanto a una potente lampadina. Ma la luce riflessa da un pianeta è polarizzata, mentre la luce della stella ospite non lo è. Così le tecniche polarimetriche ci aiutano a distinguere la debole luce riflessa di un pianeta extrasolare da quella abbagliante luce delle stelle.”
Il team ha studiato sia il colore che il grado di polarizzazione della luce dalla Terra, dopo la riflessione da parte della Luna, come se la luce venisse da un pianeta extrasolare. Sono riusciti a dedurre che l’atmosfera terrestre è in parte nuvolosa, che una parte della sua superficie è coperta da oceani e – soprattutto – che vi è vegetazione presente. Gli scienziati spiegano che potrebbero anche individuare eventuali cambiamenti nella copertura nuvolosa e nella quantità di vegetazione in tempi diversi, visto che in tempi diversi la Terra mostra diverse parti della sua superficie alla Luna.
“Alla ricerca di vita al di fuori del sistema solare dipende da due cose: in primo luogo se la vita esiste, e poi nell’avere la capacità tecnica di rilevarla”, aggiunge il co-autore Enric Palle, dell’Instituto de Astrofisica de Canarias, Tenerife, Spagna. “Questo lavoro è un passo importante verso il raggiungimento di questa capacità.”