New Haven, Connecticut – Da poco è stata superata la fatidica soglia del 50% di persone che vivono nelle aree urbane in tutto il mondo. Ma in fenomeno sembra solo agli inizi e le conseguenze per l’ambiente disastrose, secondo una ricerca. La crescita esplosiva delle città in tutto il mondo nei prossimi due decenni comporterà infatti rischi significativi per le persone e per l’ambiente globale, secondo una analisi pubblicata lo scorso 19 agosto 2011 in PlosOne.
I ricercatori di Yale, Arizona State University, Texas A&M e Stanford University prevedono che entro il 2030 le aree urbane si espanderanno di un milione e mezzo di km quadrati, circa la dimensione della Mongolia, per soddisfare le esigenze di 1,47 miliardi di persone che vivono (o vivranno) nelle aree urbane.
“E’ probabile che le future città o le appendici di quelle attuali si svilupperanno in luoghi ad alta biodiversità,” ha detto Karen Seto, autore principale dello studio e professore associato si Ambiente Urbano presso la Yale School of Forestry & Environmental Studies. “Si andrà a costruire dove ora ci sono foreste, luoghi biologicamente importanti, savane, aree costiere sensibili e vulnerabili.”
Le aree urbane, hanno scoperto i ricercatori, si stanno espandendo più rapidamente lungo le coste. “Tra tutti i luoghi in cui le città si stanno sviluppando, le coste sono i più vulnerabili. La gente e le infrastrutture sono a rischio di inondazioni, tsunami, uragani e altri disastri ambientali”, ha detto Seto.
Lo studio fornisce la prima stima di quanto velocemente le aree urbane a livello mondiale sono in crescita e quanto velocemente potranno crescere in futuro. “Sappiamo molto sui modelli globali di crescita della popolazione urbana, ma sappiamo molto meno di come le aree urbane stanno cambiando”, ha detto. “I cambiamenti della copertura del suolo associata all’urbanizzazione provocano molti cambiamenti ambientali, dalla perdita di habitat alla conversione dei terreni agricoli a veri e propri cambiamenti climatici locali e regionali.”
I ricercatori hanno esaminato studi effettuati in passato che hanno utilizzato i dati satellitari per mappare la crescita urbana e hanno scoperto che dal 1970 al 2000 l’impronta urbana mondiale era cresciuta di almeno 58 mila chilometri quadrati, per capirsi circa un quinto della dimensione dell’Italia.
“Questo numero è enorme, ma in realtà l’espansione dei terreni urbani è stata di gran lunga superiore a ciò che la nostra analisi mostra, perché abbiamo guardato solo a studi pubblicati che hanno utilizzato i dati satellitari”, ha affermato Seto. “Abbiamo scoperto che solo 48 delle aree urbane più popolate sono state studiate in questo modo, ossia solo circa la metà delle maggiori città del mondo”.
Ovviamente la Cina la fa da padrone, con una enorme crescita della ricchezza della popolazione e la nascita della cosiddetta classe media, che vuole una casa in un centro abitato, possibilmente vicino al lavoro. Questo sta guidando la più grande espansione immobiliare mai vista sulla Terra. In India e Africa, invece, l’espansione delle aree urbane è determinata principalmente dalla crescita della popolazione. “L’aumento dei redditi si traduce in una crescente domanda di case più grandi e più terra per lo sviluppo urbano, che ha grandi implicazioni per la conservazione della biodiversità e per la perdita delle grandi foreste ed aree umide della Terra, una riserva di carbonio ed energia inestimabile.”