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Il tallone di Achille dei pesci dell’Antartide

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 14.02.2012

Spesso gli scienziati affermano che i cambiamenti climatici in atto sono talmente veloci da non permettere un adattamento degli animali in tempo utile.

Uno studio sulla storia evolutiva dei pesci dell’Antartide dell’Università di Yale dimostra come questi pesci si siano evoluti per sopravvivere alle condizioni del clima polare e di come oggi non riescano ad adattarsi al rapido aumento delle tempeature oceaniche.

Secondo il professor Thomas Near “Un aumento di 2 gradi centigradi della temperatura dell’acqua probabilmente avrà un impatto devastante su questo pesce antartico, che si è così ben adattato a temperature bassissime dell’ acqua”. La ricerca è stata pubblicata su  Proceedings of the National Academy of Sciences.

I pesci  nototenioidei sono un caso da manuale di come operi l’evoluzione. Questi pesci sono infatti il prodotto di un’evoluzione dovuta al raffreddamento di un oceano del sud che ha comportato un estinzione di massa dei pesci. Questi invece, per sopravvivere, hanno acquisito le cosiddette glicoproteine ​​antigelo che hanno permesso loro di sopravvivere nei mari con temperature fredde. ne tempo si sono create specie differenti contribuendo all’arricchimento della biodiversità della vita marina delle acque dell’Antartide.
I nototenioidei  sono inoltre fonte di cibo per i grandi predatori i pinguini e le balene.

Questo studio dimostra però che non furono le glicoproteine a favorire la nascita di  nuove specie, che in realtà è avvenuta 10 milioni di anni dopo l’apparizione delle prime glicoproteine.

“Abbiamo scoperto la prova che questa radiazione adattativa non è collegata ad un unico aspetto, ma ad una combinazione di fattori”, ha detto Near.

Ora questo successo evolutivo è minacciato dal cambiamento climatico che sta riguardando l’Oceano meridionale attorno all’Antartide una delle regioni della Terra in cui il riscaldamento è più veloce. Le stesse caratteristiche che hanno permesso al pesce di sopravvivere e prosperare in una condizione in cui le temperature erano bassissime lo rendono particolarmente suscettibile ad un veloce riscaldamento, fa notare Near. E conclude: “Dati questi forti adattamenti al clima polare e l’incapacità di adattarsi a teperature più calde, i cambiamenti climatici potrebbero devastare questi pesci conuna storia evolutiva unica”.

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