I risultati di una ricerca della Hebrew University sembrano mettere in discussione una importante teoria per la conservazione degli habitat. Questo potrebbe cambiare l’indirizzo delle scelte che riguardano la gestione delle aree protette.
La ricerca riguarda le condizioni di un habitat che favoriscono la biodiversità. La domanda, secondo la rivista Science, così come riportato nel comunicato dell’Università, è fra le 25 domande più importante a cui la scienza che si occupa di conservazione deve ancora rispondere. Ed è una domanda importante, secondo gli scienziati, per il grande valore di beni e servizi ecosistemici per il nostro pianeta che supera il PIL globale.
Secondo le teorie ecologiche convenzionali il numero di specie che possono coesistere in quella determinata zona aumenta con l’eterogeneità delle condizioni ambientali nell’habitat. E’ proprio su questa ipotesi che si sono concentrati Omri Allouche e Michael Kalyuzhny, guidati dal Prof. Ronen Kadmon dell’ Alexander Silberman Institute of Life Sciences e dell’Hebrew University of Jerusalem, in collaborazione con il Prof. Gregorio Moreno-Rueda e il Prof. Manuel Pizarro dell’Universidad de Granada.
Secondo i ricercatori in un ambiente eterogeneo – dove ci sono molti diversi tipi di habitat – ci sono meno risorse disponibili per ciascuna specie adatta alle diverse zone, rendendo perciò le diverse specie a maggiore rischio di estinzione locale. Questo porta ad ipotizzare che l’eccessiva eterogeneità dell’habitat può effettivamente ridurre il numero di specie.
L’ipotesi è stata esaminata studiando decine di set di dati attraverso modelli matematici e analisi empiriche degli ecosistemi naturali di varie località in tutto il mondo.
Si tratta di risultati molto importanti per la conservazione della biodiversità, in quanto la prassi attuale è quella di salvaguardare le zone di massima eterogeneità degli habitat anche per adottare misure volte ad incrementare l’eterogeneità degli habitat. Lo studio mostra che questo approccio può portare a risultati negativi, in particolare nel caso dei paesaggi di dimensioni limitate, che sono tipici delle riserve naturali.
Lo studio pubblicato su PNAS è stato finanziato dalla Israel Science Foundation e dal Ministero Israeliano per la Scienza e la Tecnologia.
La ricerca ha particolare importanza, secondo gli esperti, in un momento in cui le aree naturali sono particolarmente sotto pressione a causa delle attività umane. In questa situazione gli scienziati devono coadiuvare i politici nell’attuare scelte corrette per la salvaguardia dell’ambiente. E’ per questo che, cononscere quali siano le condizioni migliori per preservare la biodiversità potrebbe consentire di non commettere errori, che, nel caso delle specie protette, potrebbero diventare fatali.