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Età della pietra da ridisegnare, forse vantaggio tecnologico in Africa origine di migrazioni

Scritto da Paolo Ferrante il 29.10.2010
Punta di freccia ricavata dalla pietra - fonte Science

Punta di freccia ricavata dalla pietra, scala 1 millimetro - fonte Science

Una tecnica per plasmare le pietre ottenendo spigoli vivi e taglienti potrebbe essere emersa circa 55.000 anni prima di quanto precedentemente pensato, portando indietro l’uso di strumenti di pietra avanzati e molto più efficaci dei precedenti, sia nella caccia che nella costante “guerriglia” per il controllo del territorio. E’ quanto emerso da uno studio sugli strumenti in pietra ritrovati nella cava Blombos in Sud Africa e che comparirà oggi su Science.

In precedenza, i ricercatori avevano trovato anche altre prove di comportamenti umani “moderni”, come l’uso delle perle d’ostrica, da questo prezioso sito datato 75 mila anni fa, dove nuove idee e tecniche potrebbero essere state introdotte con successo e potrebbero essersi diffuse rapidamente nel resto del mondo.

La tecnica di fabbricazione degli utensili, che consisteva nella desquamazione per mezzo di pressione, comporta l’uso di un osso animale o di qualche altro oggetto per esercitare una pressione in prossimità del bordo di un pezzo di pietra, al fine di rimuovere una porzione relativamente piccola del materiale.

Un artigiano preistorico utilizzava prima un martello o comunque un oggetto molto denso per dare la forma iniziale e grossolana al manufatto, poi usava una tecnica molto raffinata che consisteva nel comprimere il materiale nella direzione in cui la pietra poteva sfaldarsi e nel rimuovere quindi piccolissime porzioni di materiale, per realizzare oggetti a punta e a lama incredibilmente piccoli e efficaci. Nella foto il trattino bianco corrisponde a un millimetro.

La tecnica era stata considerata – fino alla scoperta di oggi – una novità abbastanza recente, perfezionata circa 20.000 anni fa. Vincent Mourre e colleghi dalla Francia e dal Sud Africa hanno analizzato alcune punte di pietra dalla cava di Blombos, che erano probabilmente inserite all’estremità di lance e usate come armi da caccia – o da guerra.

I ricercatori hanno analizzato le punte al microsopio, confrontandole con altre che sono state realizzate in un laboratorio sperimentale. Le somiglianze fra i manufatti antichi e le imitazioni moderne suggeriscono che i “tecnici” preistorici  che vivevano in prossimità della cava di Blombos utilizzavano già lo sfaldamento per pressione circa 75.000 anni fa.

Provare e riprovare

Nel sito archeologico sono stati ritrovati numerosi oggetti danneggiati, ma l’analisi dell’usura ha fatto emergere che essi erano “scarti di fabbrica”, ossia la testimonianza che gli antichi artigiani erano febbrilmente al lavoro per realizzare nuove punte e, forse, apportare miglioramenti e modifiche che inevitabilmente causavano anche frequanti errori. Un comportamento simile potrebbe anche essere associato ad una pressione competitiva da parte di altre comunità vicine, che spingeva i nostri antichi antenati ad affinare sempre più la tecnica di realizzazione dei manufatti di prietra.

Ma la nuova scoperta ridisegna anche la storia delle ondate migratorie dall’Africa, dando ora una possibile spiegazione all’apparente mancanza di resistenza da parte delle comunità umane già presenti fuori dal continente nero. Gli autori ipotizzano che un approccio flessibile ai miglioramenti tecnologici in questa regione possa avere dato un vantaggio competitivo ai gruppi umani che migrarono dall’Africa circa 60.000 anni fa.

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