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Estrazione di gas in Africa: Tanzania e Mozambico nuovi protagonisti

Scritto da Giulia Chiarenza il 24.04.2013

La mappa della distribuzione dei gas naturali in Africa, da adesso e per i prossimi decenni, subirà profondi cambiamenti. La scoperta di enormi riserve di gas nell’Africa orientale modificherà infatti l’assetto energetico del continente. La regione in questione sta rapidamente emergendo a livello mondiale come provincia ricca di gas naturali e due paesi in particolare sono i protagonisti di questa rinascita: il Mozambico e la Tanzania.

Tanzania

Tanzania

Basandosi su stime aggiornate, compagnie internazionali che si occupano di gas e petrolio hanno recentemente scoperto 3400-4000 miliardi di metri cubi di riserve di gas a largo delle coste del Mozambico (ci si aspetta che la stima cresca fino a 600-7000 a breve) e circa 630 miliardi di m3 a largo della Tanzania. Alla luce di questa abbondanza, progetti GNL di liquefazione dei gas (Gas Naturale Liquefatto) stanno prendendo rapidamente piede nei due paesi puntando a un mercato in particolare, l’Asia.

Secondo queste stime, il Mozambico è il principale protagonista in questa rivoluzione che coinvolge le risorse dell’Africa orientale. Queste enormi riserve di gas, se confermate, sono avvicinabili a quelle dell’Algeria e teoreticamente abbastanza consistenti da supportare un ingente sviluppo nel settore. Per di più, secondo l’USGS –United States Geological Survey- ci sono ancora 5100 miliardi di m3 di gas da rinvenire. 

Considerando quest’opportunità senza precedenti, il governo del Mozambico sta accelerando un piano per il settore che coprirà l’intera catena produttiva, con l’obiettivo di massimizzare i benefici economici e sociali che ne potrebbero derivare. Pensato dal National Oil Institute il piano comprenderà i vari impieghi che può assumere il gas e riforme istituzionali nel settore pubblico e privato, nonché lo sviluppo di infrastrutture relative alla distribuzione del gas. 

A giocare i ruoli principali nel destino energetico del paese troviamo l’italiana Eni e l’americana Anadarko. Dal 2010 le compagnie hanno trovato diversi campi di gas in profondità del bacino Rovuma. Eni ha scoperto gli sterminati giacimenti del Mamba settentrionale e meridionale per una stima totale di circa 2000 miliardi di m3 di gas. Anadarko pare abbia racimolato un bottino che ammonta a circa 1400-2000 miliardi di m3

Lo scorso marzo Eni e la China National Petroleum Corporation (CNPC) hanno siglato un accordo per la vendita del 28% delle quote di Eni nell’ Africa orientale. L’operazione ha permesso alla Cina di acquisire una quota pari al 20% dell’area 4, a largo del Mozambico, e di accedere alle copiose riserve di gas dell’Africa orientale.

Per quanto riguarda la Tanzania l’ultima stima realizzata dalle compagnie si aggira sui 630 miliardi di metri3. Tuttavia pare ci siano altri 1990 miliardi di m3 da trovare, salvo possibili sovrapposizioni con le scoperte più recenti. 

Le esplorazioni in profondità iniziarono nel 2010 e fu la BG-Ophir partnership a realizzare le prime scoperte. Attualmente Statoil gestisce il blocco 2 per conto della Tanzania Petroleum Development Corp. e possiede il 65%, il restante 35% è di proprietà di Exxon. Insieme, le due compagnie hanno fatto due grosse scoperte di gas nell’area, pari a 252 miliardi di m3. Poiché nessuna delle due partnership al momento possiede un volume di gas sufficiente da poter giustificare progetti individuali, una collaborazione GNL potrebbe essere la scelta più verosimile. 

La mancanza di infrastrutture L’Africa orientale si trova così un potenziale enorme e ricoprirebbe, a causa della sua ricchezza, un ruolo strategico nel mercato mondiale del gas, ma necessita innanzitutto di infrastrutture adeguate per trasportare il gas naturale ai consumatori finali. Considerando la pressoché inesistente domanda interna e la distanza dai maggiori mercati, lo sviluppo di tali risorse dipende fondamentalmente dalle esportazioni GNL, che perlopiù punterebbero ai mercati asiatici

È già pianificato che per quanto riguarda le esportazioni Anadarko si occuperà del blocco dell’area 1 ed ENI di quello dell’area 4.  Le due compagnie lavoreranno insieme per sviluppare un’unica struttura GNL per le loro ingenti scoperte di gas in Mozambico. Infatti, entrambe avevano annunciato nel dicembre 2012 che avrebbero collaborato a un progetto comune nella provincia di Cabo Delgado con l’obiettivo di imbarcare i primi carichi GNL nel 2018. La scelta di collaborare è orientata chiaramente a un risparmio di tempo e denaro promuovendo economie di scala tramite la condivisione di strutture e infrastrutture. 

Eni sta anche prendendo in considerazione la possibilità di joint ventures, un possibile partner è Shell, e sta anche studiando altre possibilità di commercializzazione come l’applicazione di tecnologie legate ai gas naturali compressi per servire i paesi vicini. 

In Tanzania Ophir sta valutando l’opportunità di sviluppare uno stabilimento galleggiante GNL e ha iniziato delle negoziazioni con Statoil per il progetto.

Sfide per l’Africa orientale – Mozambico e Tanzania si trovano di fronte a gravose sfide: rischi economici, mancanza di un quadro normativo, di servizi e infrastrutture adeguate sono le principali. I tempi necessari per sviluppare vasti progetti GNL potrebbero essere lunghi e stemperare l’entusiasmo incalzante delle compagnie internazionali coinvolte, che hanno fissato il primo progetto GNL per il 2018. Il Fondo Monetario Internazionale profila una crescita dell’ 8% annuo fino al 2017 per Mozambico e Tanzania; se dovesse verificarsi, tale crescita faciliterebbe la stabilità politica nei due paesi e creerebbe un ambiente fertile per gli investimenti. In caso contrario, è plausibile aspettarsi periodi di grave instabilità.

 

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