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Pannelli solari, produttori europei e americani cedono il passo alla Cina

Scritto da Leonardo Fumelli il 06.01.2012

SolyndraL’industria fotovoltaica subisce un duro colpo con la perdita di alcune aziende protagoniste della produzione materiale del settore. Un susseguirsi di fallimenti evidenzia che la crescita nell’industria della produzione di moduli fotovoltaici dipende da un mercato sempre più inflazionato e inondato dall’offerta sottocosto cinese.

La californiana Solyndra – il caso più eclatante nelle cronache di questi mesi – produceva una particolare tipologia di modulo fotovoltaico, cilindrico, estremamente adatto a coperture piane e serre agricole poiché in grado di captare i raggi del sole da tutte le angolazioni. Questo tuttavia non è stato un buon motivo per gli acquirenti di acquistare tali pannelli. Ma il principale motivo del recente fallimento che ha compromesso ben 1100 posti di lavoro è stata la fortissima concorrenza nel mercato dei moduli tradizionali, con prezzi di vendita sempre più bassi.

Il grande accusato è la Cina, che immette sul mercato pannelli fotovoltaici a prezzi stracciati e che sta sbilanciando di fatto la domanda.

Quello della Solyndra in America è un evento particolarmente simbolico: l’azienda era infatti considerata pioniera del rilancio dell’economia americana per quanto riguarda la svolta verde del presidente Barak Obama, che partecipò personalmente al lancio imprenditoriale. Gli oppositori repubblicani hanno levato il dito verso il prestito di 535 milioni di dollari che il Dipartimento dell’Energia ha sbloccato in seguito all’arrivo di Obama alla Casa Bianca.

Ma anche l’Europa è nell’occhio del ciclone. Cade infatti un’azienda innovativa e affermata, impegnata nella produzione di moduli fotovoltaici monocristallini e di strutture di supporto, la tedesca Solon. In Italia ha realizzato il più grande impianto fotovoltaico su copertura, 12,3 MW sopra l’interporto di Padova.

Le cause dell’apertura di una procedura d’insolvenza sono da ricercare negli investimenti agressivi, nella concorrenza del gigante cinese e nel sistema di incentivazione dell’energia prodotta.

Il fallimento è giunto dopo che la trattativa per posticipare il pagamento di un debito pari a 275 milioni di euro verso alcune banche tedesche è saltata.

Presso la sede italiana di Solon a Carmignano di Brenta, in provincia di Padova, 70 operai sono in cassa integrazione.

Anche l’inglese BP Solar, del gruppo petrolifero British Petroleum, nota per il disastro ecologico del 2010 nel Golfo del Messico, ha diffuso un comunicato ai propri dipendenti in cui si manifesta tutta la delusione verso il settore fotovoltaico, non più visto come strumento di crescita e progresso. I lavoratori che potrebbero perdere il posto sono 110.

Per quanto riguarda l’industria del solare termodinamico, l’azienda leader Solar Millennium, anch’essa tedesca, ha da poco dichiarato fallimento e 235 posti di lavoro sono a rischio.

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