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Conservazione “politica”. Le associazione ambientaliste sono contrarie

Nomina politica dei direttori delle aree protette: questa la modifica alla legge quadro sui parchi che colorerebbe politicamente una nomina che per sua natura dovrebbe solo avere a che fare con questioni tecniche relative alla conservazione di habitat, flora e fauna

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 30.11.2012

In un parco nazionale ci sono due cariche dirigenziali: il direttore e il presidente. Al primo spetta il compito di gestire le azioni di conservazione della natura, il nucleo della mission per cui le aree protette sono state create. I parchi sono regolamentati da una legge, la del 394/91 che negli ultimi anni è stata oggetto di discussione perchè per alcuni ha bisogno di essere modificata ed innovata. Le discussioni, a suon di proposte, emendamenti e controemendamenti, sono andati avanti per lunghi mesi, coinvolgendo, secondo alcuni non sufficientemente, le parti in causa. La notizia è che nei giorni scorsi, con una mossa in sordina, si è cominciato a discutere una Proposta di legge, la n. 4240 – B, in cui si stabilisce, tra l’altro, che il direttore sia nominato da Presidente e Ministero: la nomina diverrebbe sostanzialmente politica.

Contro questa proposta si è posizionato un cartello di associazioni ambientaliste: FAI – Fondo Ambiente Italiano, Italia Nostra, Mountain Wilderness, Pro Natura e WWF che hanno scritto una lettera al Ministro Clini ed ai Parlamentari delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato le osservazioni e le proposte di emendamenti. Contraria anche la LIPU, che ha espresso il proprio parere contrario in un comunicato.

Sono “bocciate le nuove modalità di nomina dei direttori dei Parchi Nazionali, che vengono assegnate al Ministro dell’Ambiente su proposta dei Presidenti: una procedura che comporterebbe l’evidente rischio di un eccessivo controllo politico sul loro operato”. Le cinque associazioni chiedono “in particolare la richiesta di modifica della norma relativa alla nomina dei direttori chiedendo il mantenimento della nomina da parte del Ministro, ma sulla base di una terna indicata dal Consiglio direttivo dell’Ente Parco selezionata attraverso un bando pubblico per titoli.”

“La previsione di nomina dei direttori da parte del Ministro su proposta dei soli Presidenti – spiegano le associazioni in una nota congiunta – non è condivisibile perché si determinerebbe un evidente condizionamento politico dell’unica figura dirigenziale presente all’interno degli Enti Parco. I Direttori dovrebbero essere figure tecniche indipendenti non condizionabili nelle loro funzioni, con un titolo di laurea adeguato ed una comprovata competenza nella gestione delle aree naturali protette o altra Pubblica Amministrazione”.

“Per questi motivi Fai, Italia Nostra, Mountain Wilderness, Pro Natura e WWF ritengono che nella sua funzione il Direttore deve rispondere al Consiglio direttivo, l’organo collegiale di governo dell’Ente Parco, e non solo al Presidente, con una procedura di nomina trasparenteche ne garantisca l’autonomia nell’esercizio dei suoi compiti amministrativi”.

Molto critico anche il Prsidente di LIPU Fulvio Mamone Capria: “Non bastavano i pesanti tagli alle risorse per i parchi. Ora si vuole condizionare anche l’operato del direttore assogettandolo a criteri di nomina politica”.
“Una procedura – dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU – che rischia di condizionare politicamente una figura che invece deve rimanere tecnica e indipendente, in possesso di titoli di studio adeguati e caratterizzata da una solida esperienza nella gestione di aree protette.
“Dopo i pesantissimi tagli che rischiano di paralizzare il funzionamento dei parchi, la politica ora vorrebbe assoggettare anche una funzione così delicata e complessa come quella dei direttori. Noi proponiamo che l’individuazione di questa figura sia posta in capo al Consiglio direttivo, selezionato in base a competenze e capacità professionali. Vorremmo evitare – aggiunge Mamone Capria – che la gestione dei parchi perda competenze e capacità e magari sia svenduta a qualche sponsor industriale”.
“Si faccia poi grande attenzione – conclude il Presidente LIPU – a eventuali e ulteriori blitz nel corso dell’iter parlamentare, col rischio che la cattiva riforma della 394, tentata ma non riuscita, non rientri dalla finestra”.

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