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Additivi dolci nel cibo danno dipendenza come la cocaina

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 23.05.2013

Il fruttosio che deriva dal mais crea dipendenza esattamente come la cocaina nei topi di laboratorio. Potrebbe essere questa una delle cause scatenanti della pandemia di obesità globale. A sostenerlo è una ricerca condotta da  Francesco Leri, Professore Associato di Neuroscienze e Scienze Cognitive Applicate dell’Università di Guelph. I risultati della ricerca  sono stati presentati al Canadian Neuroscience Meeting del  2013, la riunione annuale della Canadian Association for Neuroscience – Associazione Canadienne des Neurosciences (CAN-ACN).

biscotti_zucchero

L’ipotesi della “dipendenza da cibo” sostiene che si può diventare dipendenti dal cibo esattamente come si può essere dipendenti da un droga. Per verificare questa ipotesi, il dott. Leri ha studiato la risposta dei ratti agli alimenti contenenti innaturalmente alte concentrazioni di zuccheri, grassi, ad alto contenuto di fruttosio da sciroppo di mais e alcuni tipi di biscotti.

La maggiore disponibilità di tali alimenti altamente appetibili potrebbe in parte spiegare l’alta incidenza di obesità in tutto il mondo, ma la semplice disponibilità non spiega perché alcune persone sono obese e altre non lo sono, data la stessa quantità di cibo disponibile. Il dottor Leri  suggerisce che un fattore importante potrebbero essere le differenze individuali nella vulnerabilità alla dipendenza.

Le indagini sul consumo di cocaina mostrano che anche se molte persone la provano, solo una piccola percentuale diventa dipendente. Il dottor  Leri si è dunque chiesto se lo stesso poteva essere vero in relazione alla dipendenza da alimenti.  E il dottor Leri ha quindi affermato: “Abbiamo le prove di una vulnerabilità condivisa a sviluppare preferenze per i cibi dolci e per la cocaina  negli animali da laboratorio”.

Il dottor  Leri ha indagato i cambiamenti comportamentali, chimici e neurobiologici indotti dal consumo nei corpi e nel cervello dei ratti. “Noi non siamo dei topi, ma i nostri bambini non pensano all’impatto che i dolci potrebbero avere  sul cervello e sul comportamento. Ora c’è la convincente evidenza neurobiologica e comportamentale che indica che la dipendenza dal cibo è possibile. Il nostro obiettivo primario è quello di scoprire i predittori biologici allo sviluppo di questa vulnerabilità che comporta un eccessivo consumo di sciroppo di fruttosio “, ha spiegato Leri.

I risultati del dott. Leri potrebbero portare a nuovi interventi farmacologici per i soggetti obesi che potrebbero aiutare a ridurre selettivamente l’assunzione di cibi non sani. Questa conoscenza potrebbe anche contribuire ad aumentare la comprensione del pubblico degli effetti di scelte alimentari non salutari. Una strategia efficace per combattere l’obesità è infatti  quella di educare sulle cause e le conseguenze delle loro scelte.

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