Un nuovo test del sangue in fase di sviluppo da parte dei ricercatori del Walter and Eliza Hall Institute sarà in grado di diagnosticare rapidamente e accuratamente la celiachia.
Il dottor Jason Tye-Din, gastroenterologo e responsabile della ricerca sulla celiachia presso il Walter e Eliza Hall Institute, ha spiegato che il nuovo test sarebbe in grado di offrire un risultato preciso entro 24 ore.
La celiachia è causata da una reazione immunitaria anomala (cellule T) al glutine, causando danni all’intestino tenue. Essa può causare sintomi gastrointestinali, come nausea, vomito, gonfiore addominale e diarrea, così come anemia, mal di testa e perdita di peso.
“L’attuale diagnosi della malattia celiaca è limitata dalla necessità di biopsie intestinali e dall’ assunzione di glutine da parte dei pazienti – spiega Tye-Din. Per le molte persone che seguono una dieta senza glutine, senza una diagnosi formale, un test affidabile per la celiachia impone loro di consumare di nuovo del glutine, cosa spesso sgradevole e difficoltosa”.
I ricercatori del Melbourne Institute, con i colleghi della società di biotecnologia ImmusanT a Boston, hanno condotto un test del sangue in 48 partecipanti. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Clinical & Experimental Immunology.
“I nostri risultati – sottolinea il dottor Tye-Din – rivelano che questo nuovo esame del sangue è preciso dopo soli tre giorni di consumo del glutine e non dopo le diverse settimane o mesi tradizionalmente necessari per ottenere una diagnosi con la biopsia intestinale”.
“Questo test – aggiunge Tye-Din – misura il ‘rilascio di citochine’, la risposta delle cellule T al glutine dopo tre giorni di consumo, e una risposta positiva è altamente predittiva della malattia celiaca. Con questo test, siamo stati in grado di rilevare una risposta delle cellule T nella maggior parte dei partecipanti allo studio a cui è stata riconosciuta la malattia celiaca e, soprattutto, l’esame è risultato negativo in tutti i pazienti sani, anche se avevano seguito una dieta senza glutine perché pensavano che fosse proprio il glutine la causa dei loro sintomi”.
Molte persone sensibili al glutine trovano angosciante reintrodurlo nella loro dieta per poter eseguire i test di diagnosi per la malattia celiaca. “I pazienti hanno paura di sperimentare gli spiacevoli sintomi e finiscono per fermarsi prematuramente o evitare del tutto i test”, afferma Tye-Din.
“E’ probabile che un test che semplifichi la diagnosi possa migliorare significativamente l’individuazione della malattia. Questo nuovo approccio diagnostico è incoraggiante e speriamo che studi più grandi possano convalidarne i risultati e stabilire il suo ruolo nella diagnosi della malattia celiaca, con la possibilità di evitare del tutto le biopsie intestinali”, conclude il dottor Tye-Din.