Gaianews

Pubblicità contro i fast-food in Quebec riduce il consumo di cibo spazzatura

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 22.01.2012

La preoccupazione per l’obesità infantile negli Stati Uniti è in crescita. In un ricerca dell’Università dell’Illinois  ci si è chiesti se una pubblicità contro il junk-food, il cibo spazzatura, può essere utile. La risposta è stata che una pubblicità del genere potrebbe essere utile solo se generalizzata ed estesa a tutti gli organi di comunicazione.

Baylis Kathy, professore di Economia agricola e dei consumi ha studiato la pubblicità contro il  junk-food  imposta nella provincia canadese del Quebec  dal 1984 al 1992 e i suoi effetti sugli acquisti nei fast-food.

La Baylis ha messo a confronto le famiglie di lingua inglese con quelle di lingua francese: il divieto era in lingua francese. Ha scoperto che la pubblicità  aveva ridotto le spese del 13 per cento alla settimana nelle famiglie di lingua lingua francese, riducendo i pasti consumati di  11 – 22 milioni ogni anno, e facendo consumare ai bambini  2,2 – 4,4 miliardi  calorie in meno.

“Data la natura del mercato dei media del Quebec e la sua demografia, una pubblicità colpisce in modo sproporzionato le famiglie di lingua francese”, ha dichiarato Baylis.

Baylis ha affermato che  lo studio sarebbe applicabile agli Stati Uniti, anche se i risultati non sarebbero altrettanto robusti se la pubblicità fosse istituita stato per stato.

“Quello che abbiamo scoperto è che i divieti pubblicitari sono più efficaci quando i bambini vivono in un mercato isolato dai media, ed è solo perché sono in un mercato isolato che si ottengono questi effetti”, ha detto. “Se ogni stato agisse autonomamente sarebbe problematico. Se tutti gli Stati Uniti decidessero di farlo, secondo la nostra ricerca un divieto pubblicitario potrebbe avere successo. Il confronto è stato fatto tra un sistema fortemente regolamentato in Québec ed un meno fortemente regolato in Ontario.” Uno dei problemi dello studio, secondo Baylis, è che si basa sui dati degli anni ’80 e ’90.

“Ovviamente, Internet è esploso, da allora, e i giochi per computer sono aumentati in popolarità,” ha detto. “Così non sappiamo quanto e come potrebbe funzionare un divieto in televisione quando i bambini in realtà  passano la maggior parte del loro tempo connessi a internet, piuttosto che guardare la TV. Quindi sarebbe molto difficile far andare on line un divieto e l’unico modo per affrontare il problema sarebbe, come stanno facendo in Quebec,  di vietare la pubblicità di cibo spazzaturo  sui siti web e durante i cartoni animati, o anche sulle confezioni dei prodotti nei negozi “.

Secondo la Baylis uno strumento politico che viene utilizzato negli Stati Uniti è l’accordo  che alcune importanti aziende alimentari hanno firmato per limitare la pubblicità per bambini.

“C’è molta preoccupazione che questo strumento non funzioni”, ha affermato. “La FCC ha preso in considerazione l’ipotesi di intervenire istituendo una regolamentazione più formale e la nostra ricerca indica che questa potrebbe essere la strada da percorrere. Chi non la pensa come noi afferma che la strada dei divieti è un binario morto. Beh, questo non è vero, e questa ricerca sarà d’aiuto alla FCC “.

Anche se la lobby della pubblicità vorrebbe negare che la pubblicità rivolta ai bambini funziona,  Baylis fa notare  che vengono spesi circa 11 miliardi di dollari all’anno  per la pubblicità volta a quel pubblico.

“La lobby pubblicitaria ci tiene molto a dire che i divieti non funzionano, che i regolamenti non funzionano. C’è stato un ampio dibattito politico su quanto funzionino  i divieti pubblicitari, e per questo abbiamo deciso di studiare l’esempio del Quebec, perché è stato portato come esempio dalla lobby pubblicitaria a  conferma della propria tesi. Invece quando abbiamo iniziato a controllare i dati, ci siamo resi conto che c’era sotto qualcos’altro. “

© RIPRODUZIONE RISERVATA
  • Adalberto scrive:

    Che l’azione mediatica contro i fast-foods e il cibo spazzatura possa funzionare era evidente già almeno dal 2003, come mostro in un recente post sul mio blog (http://adanatec.blogspot.com/2012/01/alimentazione-e-prevenzione-di-malattie.html).
    Si vede, infatti, che raccoglie consenso scientifico “Probabile” (secondo di 4 gradi di consenso) l’affermazione secondo cui “il pesante marketing sui cibi ad alta densità energetica e sui ristoranti fast-food AUMENTA il rischio di obesità”, ma anche, per i bambini: “un ambiente scolastico e familiare che promuova scelte salutari sul cibo RIDUCE il rischio di obesità”.
    Io comincerei a vietare la pubblicità del cibo spazzatura, viste queste evidenze, ma dal 2003 ad oggi ben poco si è fatto…